Che tra Lega e Cinque Stelle fosse in atto il gioco delle parti in vista del voto del prossimo 26 maggio era ormai chiaro a tutti. Lo stesso ministro Salvini, più volte, aveva derubricato a dialettica elettorale, gli attacchi contro il suo partito provenienti dall’alleato di governo.
Ora, però, qualcosa sembra essere cambiato. In meno di 24 ore le indagini giudiziarie, in atto e in potenza, a carico di membri di spicco dell’uno e dell’altro partito rischiano di fare saltare il banco.
Siri, le accuse e il Cdm sul filo del rasoio
Dopo la notizia dell’indagine per corruzione a carico di Armando Siri, giovedì 18 aprile, prima Di Maio ne ha chiesto le dimissioni poi il ministro Toninelli ha ritirato le deleghe di competenze del sottosegretario leghista. Dal Carroccio la linea assunta è quella della difesa a spada tratta. L’atteggiamento dell’alleato di governo sarebbe stato definito un “tradimento feroce“.
Le ore passano e si moltiplicano le dichiarazioni grilline che chiedono un passo indietro di Siri. Dichiarazioni accolte con grande irritazione nel Carroccio tanto che i retroscena raccontano di un Matteo Salvini furibondo durante il Consiglio dei ministri a Reggio Calabria, nel pomeriggio.
“Così non si va avanti” avrebbe detto entrando nella sala della Regione che ospitava la riunione. “Hai capito Giuseppe, questi sono attacchi personali, è così da venti giorni e così non si va avanti, finisce qua” avrebbe continuato rivolto al presidente del Consiglio. Conversazione che, raccontano i presenti, sarebbe continuata per qualche minuto tra i due fuori dalla sala.
La situazione si complica ancora di più in serata. L’Espresso pubblica un file audio in cui si sente la sindaca di Roma, Virginia Raggi, fare pressioni
sul presidente di Ama Luca Bagnacani per “modificare il bilancio così come chiede il socio”.
La Lega coglie l’occasione e, rispondendo tono su tono, chiede le dimissioni della sindaca del Movimento Cinque Stelle.
Matteo Salvini: “Macché crisi di governo”
Il giorno dopo le intercettazioni e le richieste di passi indietro, Matteo Salvini rimanda al mittente le responsabilità di una crisi di governo.
In un post su Facebook scrive: “Con tutti gli avversari potenti che ha questo Governo, non capisco perché anche oggi l’amico Di Maio parli di crisi di governo“.
Un dubbio che chiarisce lui stesso nelle accuse, non troppe velate, che spedisce all’indirizzo degli alleati: “Luigi e gli amici grillini farebbero bene a non parlare più di porti aperti per gli immigrati, e a controllare che il reddito di cittadinanza non finisca a furbetti, delinquenti ed ex terroristi.
Non vorrei che nei 5Stelle qualcuno avesse voglia di far saltare tutto“.
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