Sarah e Saleem: trama, cast completo e curiosità sul film al cinema
Sarah e Saleem: trama, cast e curiosità sul film di Muayad Alayan, in uscita il 24 aprile, sulla storia d’amore fra un palestinese e un’israeliana.
Sarah e Saleem è il film di un amore proibito, ispirato a una storia vera: di genere drammatico, è diretto da Muayad Alayan. Della durata di 127 minuti, uscirà al cinema il 24 aprile 2019.
Sarah & Saleem: la trama
I due protagonisti di questo film apparentemente solo romantico, ma immediatamente politico, sono Sarah (Silvane Kretchner) e Saleem (Adeeb Safadi), che intrattengono una relazione extraconiugale. Fino a qui, nulla di strano: il tema dell’amore clandestino, del legame ostacolato da nemici esterni è un leitmotiv fin troppo ricorrente.
Ma questi nemici non sono i rispettivi coniugi: infatti, sia Sarah che Saleem sono sposati. Lei con un uomo nell’esercito dal quale ha avuto la piccola Flora, lui con una donna incinta.
Il punto è che lei è israeliana, e lui palestinese. Eppure, Sarah, a capo di un bar a Gerusalemme, e Saleem, che consegna il pane, si piacciono. E ogni settimana si vedono nel furgone di Saleem per consumare un momento per il quale né l’uno né l’altro immaginavano di dover sacrificare le loro esistenze. A quanto pare, la relazione clandestina sembra non togliere nulla ai rispettivi rapporti, anzi: è quasi funzionale a rattopparne i buchi.
Ma un legame fra un palestinese e una israeliana non può essere semplicemente una relazione. Quando c’è di mezzo la questione palestinese, tutto diventa politico, e nessuno è più un semplice uomo.
Il governo si insinua nell’alveo privato dei due: schizzano, veloci come proiettili, le accuse complottiste di spionaggio e la condanna alla prigione, fino a colpire qualcuno e ammazzarlo anche.
La moglie di Saleem, Bisan (Maisa Abd Elhadi), non si arrende a pensare a suo marito come colpevole e nonostante la gravidanza continua a combattere. Lo stesso vale per Sarah, che per quanto distante le è alleata nella lotta contro il nemico reale: un mondo tutto politico in cui, anche quando non c’è, l’inganno deve essere scovato a tutti i costi.
Cast completo
Il film del 2018 è diretto da Muayad Alayan, sulla sceneggiatura del fratello Rami Musa Alayan. A capo della fotografia troviamo Sebastian Bock, e del montaggio Sameer Qumsiyeh. Il film è una produzione KeyFilm, Manderley Films, Monofilms.
La storia viene interpretata da Silvane Kretchner, Adeeb Safadi, Maisa Abd Elhadi, Ishai Golan, Kamel El Basha, Hanan Hillo, Jan Kuhne, Mohammad Eid.
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La questione palestinese: cos’è l’ostacolo fra Sarah e Saleem
Per comprendere meglio il tono drammatico del film, dobbiamo fare qualche passo indietro e ricordare le radici del conflitto arabo-israeliano.
Siamo nel 1889: a Ginevra, Theodor Herzl fonda il primo Movimento Sionistico Internazionale, con lo scopo di riunire gli ebrei della diaspora in Palestina.
La Palestina di questi anni è abitata da una popolazione rada, che vive di agricoltura e pastorizia: il terreno, arido, è controllato dall’Impero Ottomano che, durante la Prima Guerra Mondiale viene schiacciato dagli inglesi.
In questo modo viene lasciata via libera all’emigrazione degli ebrei diretti in Palestina. Il flusso migratorio, anche incentivato dall’appoggio degli inglesi che non vi pongono limite, cresce sempre di più. Nonostante la Seconda Guerra Mondiale, il movimento sionista si espande a dismisura; è forte anche della dichiarazione di Balfour, che stabilisce che tutti gli ebrei hanno il diritto di costituire un “focolare” nazionale ebraico.
La tensione sta arrivando a livelli sconosciuti. Per porvi fine, l’ONU sancisce la separazione della Palestina in due stati, uno israeliano e l’altro arabo.
Questa decisione scatena un conflitto che sfocia in una vera e propria guerra con la nascita, nel 1948, dello stato di Israele.
Il neonato stato riesce a sbaragliare i suoi nemici nel corso delle prime ostilità che si concludono grazie a un intervento dell’ONU. Ma i conflitti si riaccesero risolvendosi sempre a favore degli israeliani: si pensi alla guerra dei 6 giorni e a quella del Kippur, che resero necessario un ulteriore intervento da parte dell’ONU.
La questione palestinese si fa ancora più tesa e complicata nel 1964, con l’istituzione dell’OLP: è un “ente” rappresentante del popolo palestinese che, sì, riconosce lo stato di Israele, ma proclama parallelamente l’indipendenza dello stato Palestinese. E, quindi, la guerra del Libano, la prima e la seconda Intifada, le guerre sulla striscia di Gaza.
La storia collassa in un bagno di sangue non trascurabile tanto che l’ONU, attraverso la “risoluzione 242” e gli accordi di Oslo del 1993, obbliga Israele a restituire i territori occupati entro cinque anni. A oggi, la risoluzione non è ancora stata rispettata perché più del 50% dei territori indicati sono ancora occupati da Israele.
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