Elezioni europee e Brexit a ottobre 2019: come cambierebbe il parlamento
Elezioni europee: il Regno Unito sarà chiamato a eleggere la sua quota di Eurodeputati a meno che non ratifichi l’uscita dall’UE prima della tornata
Dal referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue sono passati ormai quasi due anni; questo lasso di tempo, però, non è bastato per trovare un accordo sul divorzio tra Londra e Bruxelles. I cittadini britannici, dunque, potrebbero trovarsi in una situazione paradossale il prossimo 23 maggio (in Italia si vota il 26 maggio), a meno che non arrivi la ratifica dell’intesa in extremis.
Elezioni europee: da 751 seggi a 705
La data dell’uscita del Regno Unito dall’Ue era stata fissata inizialmente al 29 marzo 2019, poi è stata spostata al 12 aprile e, infine, al 31 ottobre prossimo. Questo “ritardo”, però, potrebbe non veder ripercuotere i propri effetti solo sulla politica britannica ma anche su quella europea visto che tra il 23 e il 26 maggio prossimo si rinnova l’Europarlamento.
Di fatto, il Regno Unito è ancora un Paese membro dell’Unione Europea, quindi, sarà chiamato a eleggere la sua quota di Eurodeputati a meno che non ratifichi l’uscita dall’Ue prima della tornata.
Il Parlamento Europeo ad oggi conta 751 seggi, di questi 73 sono occupati da parlamentari britannici. In previsione della Brexit, da Bruxelles si era stabilito di portare il numero di deputati a 705: una parte dei seggi britannici sarebbero stati redistribuiti tra i vari paesi attualmente membri, un’altra parte sarebbe stata invece congelata per essere assegnata ai nuovi stati membri in caso di allargamento dell’UE.
Elezioni europee: tempo fino al 22 maggio
Come si diceva, la Camera dei Comuni ha tempo fino al 22 maggio per ratificare l’intesa sul divorzio dall’UE: nel caso ciò non avvenga dovrà partecipare al voto. D’altra parte, l’accordo sull’uscita potrebbe essere ratificato poco dopo la data delle Europee: se dovesse essere ratificato tra il 23 maggio e il 30 giugno, gli europarlamentari britannici non si insedieranno nemmeno. Se la Brexit si concretizzasse dopo il 2 luglio, con l’Europarlamento ormai insediato, i parlamentari britannici decadranno e i loro seggi saranno redistribuiti. All’Italia, per esempio, ne spetterebbero 3 in più (arrivando a 76 in tutto). Subentrerebbero i primi dei non eletti.
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