Tutto sembrava essere partito come una strategia elettorale. Alzare di giorno in giorno l’asticella dello scontro tra i due alleati di governo fino alle elezioni europee. Da un lato la Lega mostrava la sua anima più di destra, dall’altro i 5 Stelle ribattevano ripescando dall’album dei ricordi i loro principi più movimentisti. Un modo come un altro per compattare i rispettivi elettorati in vista del 26 maggio.
Qualcosa però è sfuggita al gioco delle parti. La notizia dell’indagine per corruzione a carico del sottosegretario leghista Armando Siri ha reso lo scontro tra Lega e Movimento Cinque Stelle molto più concreto.
Così concreto che anche al Quirinale si inizia a valutare una exit strategy in caso di caduta dell’esecutivo dopo il voto europeo.
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Se l’esito delle elezioni del 26 maggio dovesse far vacillare il già precario equilibrio su cui si muove l’esecutivo attuale, per il Capo dello Stato non ci sarebbe altra soluzione che lo scioglimento delle Camere.
A guardare gli schermenti in Parlamento, l’armata 5 Stelle, la più numerosa, avrebbe i numeri per governare solo grazie all’appoggio del Pd. Sostegno che il Partito Democratico non sembra intenzionato a concedere. Nonostante il neosegretario Zingaretti abbia già in passato mostrato una certa apertura al dialogo con il Movimento, oggi ripete chiaramente che, in caso di crisi di governo, l’unica alternativa sono le elezioni.
Mattarella, che proprio con Zingaretti ha avuto modo di confrontarsi sul tema, avrebbe come unica opzione il ritorno ad elezioni che tuttavia non permetterebbero la formazione di un esecutivo in tempo per la manovra d’autunno. Per questo motivo l’ipotesi più insistente nei palazzi tra piazza Colonna e il Quirinale parla di un esecutivo tecnico che traghetti il Paese verso elezioni nel 2020, caricandosi l’onere dell’approvazione della prossima finanziaria.
Anche un governo tecnico però dovrà trovare i numeri in Parlamento. Come spiega Wanda Marra in un retroscena pubblicato sul Fatto Quotidiano del 24 aprile, Zingaretti non sarebbe disposto ad appoggiare un esecutivo di tecnici da solo. Per trovare consensi anche altrove, dunque, la prossima manovra dovrebbe mantenere alcuni dei cardini dell’attuale esecutivo. Prima fra tutti, Reddito di cittadinanza e Quota 100.
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