Il Reddito di cittadinanza pronto a partire: con i primi assegni partiranno anche i primi controlli. La normativa prevede serie conseguenze per chi percepisce l’assegno senza averne diritto.
Reddito di cittadinanza: dichiarazioni false e lavoro in nero
Basta dire che per i “furbetti” del Reddito di cittadinanza è prevista persino la reclusione. In pratica, chi dichiara il falso, presenta dichiarazioni, documentazioni o attestazioni non vere o omette informazioni rilevanti per ottenere – indebitamente – l’assegno è previsto anche il carcere da 2 a 6 anni. Inoltre, il beneficio gli viene revocato in modo retroattivo, bisogna restituire quanto ricevuto, e non potrà essere richiesto se non dopo 10 anni dalla condanna.
Tuttavia, anche coloro che rifiuteranno un’offerta di lavoro “congrua” saranno segnalati alla Guardia di Finanza che dovrà controllare se il beneficiario non stia lavorando in nero. Dunque, il beneficiario della misura che verrà trovato a lavorare in “nero” o con un contratto da cui risulta una retribuzione superiore a quella realmente percepita rischia da 1 a 3 anni di reclusione per omessa comunicazione della variazione del reddito (se in base al reddito percepito la misura di sostegno non spetterebbe o spetterebbe in misura inferiore).
Reddito di cittadinanza: decadenza e riduzione
A parte i casi più gravi esposti sopra, la decadenza del reddito è disposta anche quando uno dei componenti del nucleo familiare, al netto di esenzioni ed esoneri, che percepisce il sussidio non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. O non sottoscrive il Patto per il Lavoro o per l’inclusione sociale, non partecipa alle iniziative formative o di riqualificazione. Infine, l’importo dell’assegno si riduce di una mensilità in caso di mancata presentazione dopo una convocazione del Centro per l’impiego di riferimento. Riduzione pari a due mensilità in seguito alla seconda mancata presentazione; alla terza mancata presentazione la prestazione decade.
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