Leonardo Pavoletti rappresenta in toto il profilo di “calciatore operaio”. Tra il 2005 e il 2012 ha scalato i principali livelli del calcio italiano, passando dalla D alla A vestendo le maglie di Armando Picchi, Viareggio, Pavia, Juve Stabia, Casale e Lanciano fino ad arrivare al Sassuolo, dove ha avuto la prima consacrazione.
Poi l’annata di Varese in cadetteria, dove ha trascinato i lombardi ad un’insperata salvezza dopo i playout, siglando oltre venti gol. Da lì il ritorno in neroverde prima di arrivare al Genoa. Due anni molto positivi che gli sono valsi la chiamata irrinunciabile del Napoli. In terra campana però, le cose non sono andate per il meglio: sei mesi corredati da tanta panchina e nessun gol.
La voglia di rivalsa era talmente tanta, che Pavoletti ha scelto di partire subito per volare in Sardegna, a Cagliari. Con gli isolani è tornato l’attaccante visto prima dell’esperienza in azzurro, idolo fantacalcistico di tanti e ha debuttato con gol in Nazionale lo scorso marzo.
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Pavoletti ha scelto Cagliari per dimostrare di saper ancora giocare
In un’intervista concessa al Corriere dello Sport, Pavoloso ha parlato della sua esperienza nel capoluogo sardo e di come sia giunto alla scelta di vestire la maglia rossoblu:
“Dopo la parentesi di Napoli volevo dimostrare che Pavoletti non era diventato un brocco ma che sapeva ancora giocare a calcio. Perché ho scelto Cagliari? È stata una scelta semplice. Sarei potuto restare a Napoli, avevo un ottimo contratto e magari avrei potuto strappare qualche apparizione in Champions. Quando mi hanno proposto la possibilità della Sardegna non ci ho pensato un attimo, ho capito che poteva essere la scelta giusta. Il presidente Giulini ci ha messo poco a convincermi, Cagliari ha segnato la mia rinascita”.
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