Liliana Segre a Che tempo che fa: storia, biografia e chi è la senatrice a vita
Liliana Segre, ebrea deportata ad Auschwitz a tredici anni, è oggi senatrice a vita e sarà tra gli ospiti di “Che tempo che fa”.
Liliana Segre a Che tempo che fa: storia, biografia e chi è la senatrice a vita
Massimiliano Allegri, Enrico Brignano, Riccardo Cocciante, Antonio Tajani, Coez e Liliana Segre: ecco i nomi più importanti degli ospiti che presenzieranno all’odierna puntata di Che tempo che fa. La trasmissione condotta da Fabio Fazio, accompagnato da Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback, torna dopo la pausa pasquale.
Una puntata, questa con Liliana Segre, che dà il via alla serie di personaggi invitati in vista delle prossime elezioni europee. Dopo Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo e Vicepresidente di Forza Italia, infatti, sarà il turno di esponenti di Lega, PD e Movimento 5 Stelle. Anche se, a onor del vero, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha posto delle condizioni non da poco: «Andrò a Che tempo che fa quando Fazio si dimezzerà lo stipendio».
Non solo celebrazioni pasquali, però, in quanto questa pausa ha contenuto in sé anche l’anniversario della liberazione dal nazi-fascismo. È per questo, e per ricordare a tutti cosa significhi il 25 aprile, che tra gli ospiti di Che tempo che fa avremo, questa settimana, la senatrice a vita Liliana Segre.
La vita di Liliana Segre
75190: ecco il numero di matricola tatuato sul braccio di Liliana Segre, deportata nel lager di Auschwitz, e oggi – dal 19 gennaio – senatrice a vita. La Segre nasce il 10 settembre del 1930 a Milano da una famiglia di ebrei laici e a otto anni è costretta, a causa delle leggi razziali, a lasciare la scuola. Viene catturata e deportata quando ha tredici anni e, durante la prigionia, perde il padre e i nonni paterni. Sopravvissuta al campo di concentramento, vivrà con i nonni materni, gli unici rimasti in vita della sua famiglia. Sposa, dopo la guerra, un avvocato che nel ’43 era stato deportato per non aver aderito alla Repubblica Sociale.
Il suo impegno per mantenere vivo il ricordo dell’Olocausto passa anche i suoi giri nelle scuole italiane. «Coltivare la Memoria», sostiene la Segre, «è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza, e la può usare». Tra le varie onorificenze ricevute, anche quella di Commendatore al merito della Repubblica, in quanto presidente del comitato per le “Pietre d’inciampo” con cui si propone di raccontare ai giovani “La follia del razzismo”. «Non si deve dimenticare né perdonare», secondo la Segre, «ma senza odio e spirito di vendetta: la prima libertà è quella dall’odio».
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