“Bisogna andare avanti, non indietro“. Così il vicepremier Luigi di Maio commenta in un post su Facebook l’operazione nostalgia messa a punto sugli enti locali.
Come riportato da Il Sole 24 Ore, nella bozza di riforma sul Titolo V il governo ha intenzione di riportare lo status delle Province a prima della Riforma Delrio. Ovvero di ristabilire quelle cariche elettive che oggi sono divise tra i sindaci e i consiglieri comunali della provincia, senza stipendio aggiuntivo.
Riforma enti locali: 2500 nuovi eletti
Se la bozza della legge delega rimanesse invariata, la riforma degli enti locali riporterebbe in vita circa 2500 cariche tra consiglieri, assessori e presidenti provinciali. Tuttavia, lascerebbe inalterata parte della riforma del 2014.
Le cariche provinciali si affiancherebbero così all’Assemblea dei sindaci, l’organo di secondo livello eletto dagli stessi amministratori locali. Ma non solo. Entrerebbero in rotta di collisione anche con gli organi delle città metropolitane che dovrebbero limitare di molto la loro area di influenza.
Abolizione province: Di Maio contro Salvini
Il ritorno delle province vecchio stampo ha creato nuova tensione nell’esecutivo. Nonostante il provvedimento sia stato scritto da un tavolo composta tanto dal sottosegretario leghista Stefano Candiani che dal viceministro all’Economia Laura Castelli per i Cinque Stelle, le opinioni ora sembrano essere molto diverse.
Il capo politico del Movimento si è detto da subito contrario e su Twitter ha invitato anche la Lega ad esporsi.
La risposta di Matteo Salvini non è fatta attendere e al margine di un evento elettorale a Biella ha dichiarato: “L’abolizione delle province è una buffonata di Renzi, che ha portato disastri soprattutto nelle scuole e alle strade. Io voglio che in tutta Italia ritornino condizioni normali”. E, indirizzato all’alleato, ha risposto: “I 5 Stelle non possono cambiare idea ogni giorno su tutto“.
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