Juan Guaidò, autoproclamato presidente del Venezuela, sembra voler provare il tutto per tutto. All’alba di oggi (primo pomeriggio in Italia), attraverso un video in cui appare con al seguito decine di militari al seguito, il leader dell’opposizione venezuelana ha lanciato la “fase finale” del suo piano di conquista del potere.
Affermando di avere l’esercito con sé, Guaidò ha proceduto alla liberazione di Leopoldo Lopez, leader della destra venezuelana ai domiciliari fino ad oggi. In seguito, ha invitato l’esercito e i suoi sostenitori a riversarsi in piazza e a chiudere l’era di “usurpazione” di Maduro.
Da parte sua, l’erede di Chavez alla guida del Venezuela ha negato ogni voce su militari intenti all’insurrezione. Smentita l’indiscrezione che Guaidò abbia l’appoggio dell’aviazione, e in particolare della base di La Carlota, come sembrava dal video condiviso dal presidente autoproclamato.
Il Ministro della Difesa Padrino ha dichiarato che le forze armate rimangono fedeli alla costituzione e alle autorità legittime. Per il Ministro dell’Informazione Rodriguez ci si troverebbe di fronte ad un semplice “manipolo di traditori”.
Venezuela, iniziano gli scontri in strada
Domani 1 Maggio, giornata simbolicamente molto importante per l’attuale presidenza, erano già in programma manifestazioni da parte dell’opposizione filo-Guaidò. Quest’ultimo aveva descritto l’appuntamento di domani come “la più grande marcia della storia del Venezuela”. L’azione di oggi sembra aver tentato di giocare una sorta di effetto sorpresa.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, le forze di sicurezza filo-Maduro avrebbero poco dopo iniziato a lanciare lacrimogeni verso Guaidò e i militari a lui vicini, nei pressi della base di La Carlota. Ci sarebbe già un ferito tra i militari che appoggiano Guaidò.
Intanto le strade di Caracas si stanno già riempiendo, l’odore dei lacrimogeni si accompagna al rumore dei primi scontri tra manifestanti e polizia. Il leader dell’Assemblea Nazionale Costituente filo-Maduro, Diosdado Cabello, ha invitato i sostenitori dell’attuale dirigenza del paese ad accorrere in difesa di Palazzo Miraflores, sede del governo del Venezuela.
Tentato golpe, le reazioni internazionali
Il quadro internazionale sarà decisivo, per quanto ovviamente in relazione alle dinamiche di piazza. Da segnalare come la posizione americana di sostegno a Guaidò anche in questo momento non sia pareggiata da una identica disponibilità europea. Bruxelles tramite un portavoce si è dichiarata a favore di una soluzione pacifica, e non ad una insurrezione militare.
La Spagna, tra i primi paesi a prendere posizione, è contraria all’opzione militare e favorevole al voto, nonostante riconosca Guaidò come legittimo leader del paese. D’altro canto, il presidente del Parlamento Europeo Tajani ha parlato di “giornata storica di ritorno alla democrazia”. Da parte loro Cina e Russia sono sempre state schierate a favore di Maduro e dell’attuale governo del Venezuela. Difficilmente cambieranno ora posizione.
Prosegue dunque lo stallo diplomatico. Al momento circa 50 paesi hanno riconosciuto Guaidò, e in particolare gli Stati Uniti si sono attivati nel tagliare il supporto economico e diplomatico a Maduro. Ciò non ha però condotto alla diserzione da parte delle Forze Armate, uniche variabili fondamentali dell’equazione. E a ormai due ore dall’inizio del tentativo di colpo di stato, non c’è altra attività militare segnalata in corso nel paese. La giornata di oggi, in un senso o nell’altro, getterà luce sul futuro del Venezuela.
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