Dal blog: tutto il 1° maggio, il concertone e i caccapupù riassunti
Non c’è mai stata una volta, in tutta la storia del concerto del 1° maggio, in cui la plebe non abbia protestato.
Fracassare le balle è il vero sport nazionale italiano, dunque percorriamone insieme le tappe salienti: fu grande indignazione quando gli Elii vennero censurati frettolosamente (1991). Quando il conduttore disse cose sulla Chiesa (2007). Quando aiuto raga no tiengo dineiro poi Vasco cantò otto ore e gli altri gruppi vennero ignorati tipo il contratto di licenza di Photoshop (2009). Quando non andava bene politicizzare le canzoni (2010). Quando non andava bene santificare Woytila lo stesso giorno del concertone, non era giusta la liberatoria che impediva ai cantanti di parlare del referendum (2011). Non è giusto che uno si metta nudo alzando un preservativo “come un’ostia” (2013). Dal nulla, Piero Pelù dall’alto delle sue indubbie competenze politiche insulta Renzi (2014). L’importantissima polemica sulle misteriose coppie gay de Lo Stato sociale (2015). Le magliette dei cantanti sono offensive (2016).
E poi, diciamolo, non è giusto la gente sul palco abbia il Rolex (2018).
Chi guarda il concerto del 1° maggio lo fa per avere qualcosa da dire, ovvero i quasiquarantenni single su Twitter. Buona parte dei ventenni oggi non ha idea il concerto del 1° maggio esista. Se gli leggi i nomi dei cantanti sul palco s’illuminano ogni tanto dicendo “ah questo l’ho sentito nominare”, per il resto ascoltano indie o trap su Youtube o Spotify, non hanno una band preferita e passano il primo maggio a drogarsi e scopare. Dall’altra parte, i cinquantenni portano la famiglia al lago, al parco o dai parenti con la station wagon ed è un miracolo se sentono la radio, col casino che fanno i bambini. Dunque, c’è poco da lamentarsi che le canzoni sono vecchie o tristi: il concerto del primo maggio non è per giovani o avanguardisti, è il San Remo per chi a vent’anni portava le Birkenstock.
Ma il cielo è sempre più blu
Nel resto del mondo reale, è una giornata splendida. In città si sentono solo campane e i cantieri tacciono. Nei parchi la primavera porta profumo di fiori, barbecue e canne. Gruppetti di adolescenti ascoltano musica di fianco a famigliole che fanno pic-nic sul prato. Latinos grigliano di fianco a bangla con più figli che capelli in testa. Dai condomini, le nonne hanno chiesto ai nipoti di portargli fuori le sedie di plastica e ora chiocciano felici godendosi il primo sole. Ci sono feste di quartiere, casse che mandano cafonate immonde, piccioni che inseguono piccione, cestini pieni di posate di plastica, formiche anche nelle mutande e gli allergici che osservano tutto questo da dietro le finestre.
E ascoltano il sommo capolavoro annuendo.
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