Tra i temi caldi, affrontati in ambito politico in questi ultimi anni, c’è senza dubbio quello relativo alle province. Si è infatti cercato, con più tentativi, di abolirle e di far quindi perder loro rilevanza a livello legale: per esempio durante il Governo Monti, ma senza successo. In questo periodo lo scontro sull’abolizione effettiva è nel dibattito tra Salvini e di Maio, con il primo favorevole a mantenerle per assicurare i servizi essenziali alla collettività, e il secondo contrario per ragioni di risparmio di spesa e di lotta alla burocrazia. Vediamo di seguito di fare il punto sulla questione.
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Che cosa sono le Province secondo la legge italiana?
Se si vuole dare una definizione di Province, non si può non fare riferimento al dettato della Costituzione italiana. Esse sono, in sostanza, circoscrizioni amministrative del territorio dello stato, date da una somma di comuni limitrofi, il più importante dei quali ne è il capoluogo. Secondo la Carta Costituzionale, esse (come le Regioni) sono da intendersi veri e propri enti amministrativi autonomi, con propri statuti, con propria organizzazione di uffici e con poteri e funzioni che rispettano i principi costituzionali. Hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci finanziari, e possono predisporre tributi ai cittadini.
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Quali sono stati i rapporti tra politica e questi enti negli ultimi anni?
Quanto detto sopra rispecchia il dettato costituzionale e deve ritenersi, in sostanza, tuttora vigente. Ciò significa che, nonostante alcuni tentativi di abolizione, al momento le Province restano. L’accennato tentativo di abolizione del Governo Monti è stato in effetti vano, dato che fu caratterizzato da un vizio di natura formale, in quanto l’illustre docente ritenne di poter cambiare un istituto di origine costituzionale, attraverso un cosiddetto decreto d’urgenza. Un intervento più efficace fu compiuto nel 2014, quando le Province divennero formalmente “Città Metropolitane“. Si è trattato però di una modifica che non incise su personale ed organizzazione, rimasti fondamentalmente invariati.
La situazione attuale in tema di Province: quali costi?
Al momento assistiamo al contrasto tra le accennate opposte visioni di Salvini e di Maio sul tema dell’abolizione. È stata redatta una bozza relativa alle Linee Guida in tema di riforma degli Enti Locali, la quale in effetti fa ancora riferimento alle Province e ad una loro struttura organizzativa, fatta di persone ed uffici. Ma il dibattito tra le forze politiche di Governo (Lega e Cinque Stelle) rimane aperto e l’impressione è che si sia ancora ben lontani da un compromesso sulla questione di questi enti.
A questo punto del dibattito, la situazione appare in verità ancora caotica e caratterizzata dall’accavallarsi di opinioni opposte, da parte di vari esponenti politici. Ciò che però sembra chiaro è che una loro eventuale ricomparsa, nella versione originaria, comporterebbe un aggravio di costi per lo Stato e quindi per i contribuenti, che nel tempo si è cercato di arginare. Se infatti fossero seguite le Linee Guida suddette, si assisterebbe ad una ricomparsa di strutture e figure amministrative, le quali avrebbero il sicuro effetto di far lievitare i costi di organizzazione. Costi che, come ovvio, al momento non è possibile quantificare con esattezza. Vedremo nel prosieguo gli sviluppi di questo dibattito e quali norme saranno varate in merito.
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