Di recente sta facendo discutere una pubblicità dove una modella posa in burkini e hijab.
Molti protestano dicendo che è una brutta tendenza, o ricordano le proteste delle francesi quando i musulmani chiesero di coprirsi in spiaggia. Tralasciando che è esilarante come il corpo della donna sia un continuo oggetto di dibattito, o di come chiunque voglia poterne decidere cosa farci e come mostrarlo (tranne le dirette interessate), credo ci sia un equivoco di fondo, ed è il movente.
Ragionate da imprenditori, perdìo
Il settore della moda è in crisi da anni. Le tonnellate di spazzatura venduta al 3200% del prezzo reale, prodotto schiavizzando bambini dello Sri Lanka o del Vietnam, stanno facendo la polvere sugli scaffali. Oggi i millennials comprano online – sempre roba cucita da schiavi o carcerati, certo – e stanno decimando gli intermediari; alla lunga, la moda stessa ne risente.
Oggi è Instagram a dettare le tendenze, le top model stanno lasciando il posto alle Influencer e bisogna inventarsi qualcosa per continuare a spennare la gente come facevano nei magici anni ’90.
L’immigrazione e i suoi costumi, per esempio
Sappiamo che la stragrande maggioranza degli immigrati di seconda generazione irride burqua ed espadrillas in favore di Zara e Loubotin; ma quelli di prima generazione sono una fetta di mercato che può essere spremuta. Quindi, ecco l’idea: rivendergli la loro stessa tradizione a prezzo triplicato. Dopotutto è una cosa che sappiamo fare bene: dalla faccia di Kurt Cobain che troneggia negli scaffali delle multinazionali ai brand di moda goth/emo/punk, il sistema ha sempre saputo prendere la rivoluzione, friggerla, annaffiarla di ketchup e rivenderla ai rivoluzionari a prezzi vergognosi.
Nel 1980 i rapper portavano i pantaloni larghi perché erano poveri e dovevano mettere le braghe vecchie dei loro genitori.
Nel 1990 li pagavano 250,000 lire nei negozi cool coi graffiti.
Il burkini è la stessa cosa.
Chi teme l’invasione del feroce Saladino si tranquillizzi: non ci stanno colonizzando, siamo noi che stiamo digerendo i loro costumi, le loro tradizioni e i loro vestiti per poi rivenderglieli a somme favolose e comprarci l’attico in centro Manhattan. Ogni pubblicità, ogni polemica, ogni shitstorm in Internet fa il nostro gioco. Alla fine, il capitalismo trionfa sempre. Se non ci credete, pensate alle borse dell’Ikea vendute da Balenciaga a migliaia di euro, o alla Lamborghini Huracan benedetta da Papa Francesco. I mercanti sono tornati nel tempi da un pezzo.
È vero che nella Storia i barbari vincono sempre.
Ma bisogna decidere chi sono.
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