Rimpasto di governo italiano: significato e chi rischia di uscire
In caso di crisi nella maggioranza, una delle exit strategy potrebbe essere il rimpasto di governo. Ecco cos’è e chi potrebbe coinvolgere
Il ministro dell’Interno lo ha assicurato: dopo il voto europeo la Lega non chiederà nemmeno una poltrona in più, sia essa di un ministro o di un sottosegretario.
Eppure, con i malumori interni alla maggioranza, di giorno in giorno crescenti, e con una poltrona, quella di Armando Siri, che il Movimento Cinque Stelle sembra deciso a sfilare al sottosegretario leghista, la possibilità di un rimpasto di governo agli inizi dell’estate sembra sempre più concreta.
Molto dipenderà dal risultato elettorale. Se, come suggeriscono i sondaggi, la Lega dovesse sorpassare il Movimento di oltre 10 punti, sarà difficile mantenere inalterati i rapporti di forza interni all’esecutivo. Esecutivo che è stato formato, con le annesse spartizioni di poltrone, un anno fa quando le percentuali di consenso erano grosso modo le stesse, ma a parti inverse.
Del resto, l’ipotesi di un rimpasto di governo sarebbe, tra le altre, quella meno traumatica per fronteggiare lo scoppio di una crisi di governo. Un Conte bis assicurerebbe al Quirinale stabilità almeno fino a dicembre. Portata a casa la Legge di bilancio si potrà poi discutere di nuove, eventuali elezioni.
Rimpasto di governo: cos’è e quando si verifica
Sebbene il termine rimpasto non trovi posto nella Costituzione, rientra in quell’elenco di prassi ampiamente utilizzato dai governi dell’Italia repubblicana e non solo.
Tecnicamente si parla di rimpasto di governo ogni qualvolta si sostituisce uno o più ministri del governo perché sono venute a mancare le condizioni necessarie all’esercizio della loro funzione all’interno dell’esecutivo. Una tra queste è il venir meno della fiducia tra il presidente del Consiglio e il ministro stesso.
Il rimpasto di governo serve però anche a riposizionare il governo, rispetto a un cambiamento intervenuto, ad esempio, in seguito ad elezioni, scongiurando però la parlamentarizzazione della crisi.
È quello che potrebbe avvenire dopo il voto europeo. Se i risultati ribaltassero i rapporti di forza tra Lega e Movimento Cinque Stelle, per evitare la crisi di governo e nuove elezioni, l’esecutivo potrebbe sostituire alcuni dei suoi membri a favore del Carroccio. In questo caso, su suggerimento del Quirinale, il governo potrebbe promuovere l’approvazione di una mozione di fiducia alle Camere che attesti la nuova fisionomia dell’esecutivo.
Rimpasto di governo: i ministri che rischiano
A rischiare di più in caso di gioco della poltrona a Palazzo Chigi sarebbero, ca va sans dire, soprattutto i ministri in quota 5 Stelle. I più in bilico sono i titolari di Difesa e Infrastrutture: Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. La prima, rea di aver sconfessato troppe volte la linea di Matteo Salvini su immigrazione e forze armate, il secondo, Danilo Toninelli, ha in scacco alcuni dossier, primo fra tutti quello sulla Tav, prezioso per l’elettorato Lega,
Infine ci sarebbe un terzo nome sulla cui sostituzione le due forze di governo potrebbero addirittura convenire. Si tratta del ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Lo stesso che, nelle ultime settimane, tenta invano di riportare l’attenzione del governo sugli oltre 40 miliardi di euro necessari per scongiurare l’aumento dell’Iva nella prossima finanziaria. Ma la ricerca delle coperture, si sa, non è argomento da campagna elettorale.
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