A meno di colpi di scena e rapide accelerazioni, il prossimo 23 maggio anche i cittadini inglesi si recheranno alle urne per eleggere i loro deputati al Parlamento europeo. Per votare, cioè, nuovi rappresentati in un’istituzione della quale, avevano fatto sapere nel giugno del 2016, non volevano più far parte.
Cortocircuito di una trattativa molto più complessa di quanto immaginavano oltremanica, la Brexit flessibile concordata lo scorso 10 ottobre ha dilatato i tempi. La nuova deadline imposta al governo di Theresa May è quella del 31 ottobre, ma nulla vieterebbe di trovare una soluzione prima. Se la premier dovesse trovare un accordo in Parlamento entro il 22 maggio, il suo paese potrà sottrarsi al voto. Ma l’ipotesi è alquanto remota.
Elezioni europee 2019: la campagna europea all’ombra di Brexit
Mentre si attende che le trattative tra conservatori e laburisti portino qualche frutto, i partiti britannici stanno organizzando le forze per partecipare alle elezioni.
I più attivi, neanche a dirlo, sono proprio i sostenitori di una hard Brexit. Il leader dell’Ukip, Nigel Farage, ha fondato un nuovo partito, Brexit Party, formato, oltre che dai 9 europarlamentari uscenti eletti nel 2014 con il partito populista di destra, anche da volti nuovi. Come Annunziata Rees-Mogg, sorella del deputato conservatore Jacob.
Meno operativi sul fronte urne sono invece i due partiti tradizionali. Conservatori e laburisti non sono ancora scesi in campo nella campagna elettorale favorendo così nei sondaggi proprio il nuovo partito di Farage. A farne le spese potrebbe essere soprattutto il partito conservatore di Theresa May. Se il laburisti, infatti, godono di un momento di rinnovato vigore, il nuovo Brexit Party potrebbe raccogliere il voto soprattutto dei leavers, sottraendo consenso ai tories.
Elezioni europee 2019: cosa accadrebbe dopo Brexit
Se, come sembra, il Regno Unito il prossimo 23 maggio eleggerà ancora una volta i suoi 73 europarlamentari ci si chiede che fine faranno i loro seggi una volta che Brexit diventerà effettiva.
Il 7 febbraio del 2018, il Parlamento europeo aveva già approvato una risoluzione nella quale redistribuiva parte dei seggi britannici in vista dell’uscita del Regno Unito, allora prevista per il 29 marzo 2019. Il testo prevedeva che 27 fossero redistribuiti tra gli altri stati, secondo il criterio della proporzionalità regressiva. Gli altri 46, invece, sarebbero stati riservati ai futuri Paesi membri.
La risoluzione entrerà in vigore solo dopo l’effettiva uscita della Gran Bretagna. A quel punto, però, i seggi saranno già stati assegnati ed è possibile che la divisione dei seggi britannici lasciati vacanti sarà rimandata direttamente alle prossime elezioni del 2024.
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