Elezioni europee 2019: analisi alleanze partiti e come sarà il parlamento
Le elezioni europee 2019 si avvicinano e a due settimane dal voto si pensa ai futuri schieramenti. Ecco le incognite e le relazioni di forza.
Le elezioni si avvicinano e a due settimane dal voto si pensa ai futuri schieramenti. Popolari e socialisti – i gruppi che hanno sempre rappresentato la gran maggioranza dell’europarlamento – dovrebbero veder calare, in maniera abbastanza evidente, il loro numero di eletti. A spingere sempre di più, i partiti nazionalisti e le nuove destre euroscettiche, le quali potrebbero congiungersi attorno al gruppo del EFDD. Al suo interno, troviamo la Lega di Matteo Salvini, vero e proprio pilastro del gruppo che verrà. Insieme al carroccio, ci sarà il FN di Marine Le Pen e l’AFD (Alternative für Deutschland).
Orban “conteso” da popolari e nazionalisti
Uno dei principali rebus di questa tornata elettorale comunitaria riguarda il posizionamento degli uomini di Viktor Orban. Il forte presidente ungherese potrebbe apportare un buon bottino di deputati e Matteo Salvini sta cercando di portarlo dal lato delle forze sovraniste. Orban, nonostante le forti critiche rivolte verso l’Unione circa la politica migratoria, si è allineato – nell’ultimo lustro – al Partito Popolare Europeo. In questo scenario, Orban è tra i pochi leader che non ha ancora preso una posizione riguardo il posizionamento nei banchi della sede di Bruxelles. Per il momento, il presidente ungherese ha dichiarato che non sosterrà la candidatura di punta del PPE, incarnata da Manfred Weber. Ha minacciato di lasciare il PPE qualora il gruppo dei popolari mantenesse posizioni troppo “aperturiste” sul tema migratorio. Infine, ha dichiarato che, attualmente, “Salvini è il leader più importante d’Europa”. Tre indizi che forse non fanno ancora una prova, ma che lasciano intendere come il leader di Fidesz stia virando verso altri lidi.
Elezioni europee 2019: PPE e PSE verso la gran coalizione
Nonostante l’auge dei partiti sovranisti, popolari e socialisti dovrebbero riuscire a mantenere – salvo sconvolgimenti non rilevati dagli istituti demoscopici – la maggioranza in Parlamento. C’è la possibilità che ci rientri anche l’ALDE di Guy Verhofstadt, a cui si accostarono i 5 Stelle in tempi non sospetti. Tra l’altro, proprio il posizionamento dei pentastellati risulta essere un’altra gran incognita di questa tornata elettorale. La volontà di metter su un proprio gruppo cozza con una realtà complessa. Lo scenario di un eurogruppo guidato dal M5S sembra essere sempre più lontano.
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