(dal blog) Come ci hanno addestrati a saltare nel cerchio di fuoco
Stasera, se non avete niente da fare, guardatevi questa meraviglia; è una chiacchierata con Craxi, se aggiungete la seconda parte dura mezz’ora. Se non riuscite a seguirla, provate con un’intervista ad Andreotti di cinque minuti. Ci sono buone probabilità non riuscirete a guardare nemmeno questa, perché sono noiose. E badate, stanno parlando uomini con una cultura e un carisma spaventoso, che alle spalle hanno l’appoggio di milioni di persone.
Non sono noiose, sono esseri umani che riflettono, pesano con cura le parole, danno risposte diplomatiche e intelligenti, consapevoli che mezza frase sbagliata avrà un impatto sulla politica e la finanza italiana e internazionale.
Dopo esservi abituati a questo stile e questa retorica, guardate questo dibattito del 2019.
Cos’è successo?
Luigi Manconi, sul Corriere della sera, ha parlato di professionisti dell’anticonformismo citando il caso di un tizio vestito in maniera discutibile, il quale in televisione afferma che non gli importerebbe se morisse suo figlio. Ma perché parliamo di questa roba? Perché a un mitomane viene dato spazio, o voce?
Bè, perché chi ha opinioni estreme stimola alla derisione e al litigio, anima il dibattito, scoppietta. È lo stesso principio che ha fatto la fortuna di una trasmissione come La Zanzara: scarti chi ragiona, chi riflette, chi ha opinioni pacate e tieni l’idiota estremista che dice “buonasera cicciona”.
E sono subito grasse risate da un lato, capelli strappati dall’altro.
Dai e dai, l’idiota è diventato opinion leader
Lo scemo del villaggio che spalmava i propri escrementi in qualche scantinato all’improvviso è diventato l’unica voce che sentiamo e vediamo nei media, perché fomenta il linciaggio. E il linciaggio chiama i bastian contrari che pur di essere controcorrente direbbero di essere nazisti, i quali a loro volta chiamano i par-tweet-giani, in un allegro crescendo d’insulti dove ragione e moderazione non trovano voce. Il popolo si adatta a quel che sente, crede al mondo sia normale e accettabile parlare in quel modo e in una decina di anni siamo arrivati a “ti stupro, troia” gridato per strada.
Questo per i media è un bene, per l’Italia no
È per questo che abbiamo grandi dibattiti sulla “nuova minaccia fascista” o sul “razzismo dilagante”. Negli ultimi vent’anni siamo stati letteralmente addestrati a esprimerci come bestie analfabete ed emotive. Insulta e andrai in TV, ragiona e resterai nell’ombra; il popolo si è adattato. Oggi in presenza di telecamere non cerchiamo di dire qualcosa d’intelligente, bensì la mostruosità peggiore. E nemmeno ci accorgiamo che è una narrativa fasulla, dopata: crediamo quella sia la realtà. Crediamo sia normale, o magari ci fa comodo crederlo.
Oggi un articolo che affronta i pro e i contro della politica migratoria lo leggono tre persone. Uno che millanta un’emergenza fascista, tre milioni.
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