(dal blog) Salone del libro, epilogo e una domanda

Pubblicato il 9 Maggio 2019 alle 13:11 Autore: Nicolò Zuliani
(dal blog) Salone del libro, epilogo e una domanda

Se conoscete il significato di “precipuo” oppure la differenza tra renitente e retinente, sapete già tutta la storia del Salone del libro di Torino. Per chi invece come me ha dovuto googlarla, vi basti sapere che una casa editrice vicina a Casapound ha comprato uno stand al Salone, dove il responsabile voleva vendere il libro-intervista di Salvini. Un tizio (grosso) nel comitato editoriale del Salone fa un post su Facebook dove definisce alcuni giornalisti “razzisti”.

Come tutta risposta, l’editore di Salvini si dichiara fascista.

Detonao meravigliao.

Autori, editori e distributori, aiutati dai partweetgiani, s’indignano e decidono di opporsi all’avanzata fascista, ma come insegna la regola del F.P.G., subito si dividono se boicottarlo non andando al Salone o andandoci per fare casino. Hashtag vengono coniati, pareri vengono chiesti, testicoli vengono distrutti. Alla fine, dopo lunghi assedi tra le montagne, lo stand di Altaforte decide di fare un passo indietro e di non apparire al Salone del libro.

L’Italia è salva.

Autori famosi come Wu Ming e Zerocalcare riconfermano la loro presenza, l’ANPI ricomincia a respirare. Secondo gli intellettuali, è passato il messaggio che il fascismo in Italia non verrà tollerato. Agli occhi dell’opinione pubblica, intanto, il libro di Salvini è diventato il libro maledetto, il libro proibito che bisogna censurare per evitare le giovani menti si corrompano. Il libro che gli intellettuali odiano.

Avete presente la frase dei meme che i vostri genitori postano su Facebook, “condividi prima che censurinoh!!”?

Ecco.

Gente che non avrebbe mai messo piede a Torino, o che a casa ha solo 50 sfumature di Fabio Volo, ora cerca freneticamente il Necronomicon salviniano che è immediatamente diventato primo in classifica su Amazon ancora prima di uscire in libreria. Il responsabile della casa editrice Altaforte dice che in questi mesi ha venduto “quello che vende in tre/quattro anni”, e ora quoterà Altaforte in borsa. Una casa editrice che nessuno aveva mai sentito nominare è diventata più famosa di altre ben più grosse e competenti. Gente incerta o confusa adesso sa dove cercare libri di destra, mentre i fascisti potranno sventolare la bandiera del vittimismo per mesi, forse anni. Il direttore, querelato per fascismo, ha già detto che se andrà in galera scriverà “Le mie prigioni” come Silvio Pellico.

Una cosa non capisco: si voleva arginare l’avanzata sovranista o fare una colletta per sponsorizzarla? Perché in base a questo posso decidere se è stato un successo interstellare o una smaccata dimostrazione d’idiozia.

EDIT: a margine, il ruolo della politica ha creato un precedente interessante. Un sindaco e un presidente di regione ordinano di escludere una casa editrice. La cosa succede, in barba al pagamento. Altaforte querela (ha pagato per uno stand che non può usare) e vincerà, ovviamente.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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