Il 9 maggio 1978 accaddero due eventi molto importanti per la storia e la cronaca italiana. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio il giornalista e attivista politico Giuseppe “Peppino” Impastato perse la vita, assassinato su mandato del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Il corpo di Impastato fu imbottito di tritolo e deposto sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, dove fu fatto saltare per nascondere la matrice mafiosa del delitto e inscenare un suicidio. In quella mattina, una Renault 4 di colore rosso parcheggiata a via Caetani a Roma attirò l’attenzione delle forze dell’ordine: dentro c’era il corpo senza vita di Aldo Moro. Quest’ultimo evento oscurò del tutto il primo, ma la memoria di Impastato è rivissuta grazie alla tenacia del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, che hanno fatto in modo di riaprire il caso e associare al delitto lo stampo mafioso. La figura dell’attivista riemerse con gran clamore anche grazie a un film del 2000 di Marco Tullio Giordana, I Cento Passi.
Chi era Peppino Impastato: la sua storia
Giuseppe Impastato nasce a Cinisi, a circa 40 km da Palermo, il 5 gennaio 1948. L’ambiente familiare che lo circonda è familiare con la mafia. Dal padre Luigi, che lo caccerà di casa per i suoi tentativi di denuncia, al cognato di questi, Cesare Manzella, esploso in un’auto nel 1963, fino allo zio e ad altri parenti. Impastato ha un’anima fervida e fervente, è acceso di rabbia nei confronti di un sistema – quello mafioso – da cui è circondato, ma al quale non ha alcuna intenzione di assimilarsi. Sceglie dunque la strada della cultura e dell’irrisione per fronteggiare la minaccia mafiosa. Dapprima, nel 1965, fonda il giornale L’idea socialista, per poi aderire al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, mentre 3 anni dopo rinfocola il suo attivismo politico guidando le iniziative di Nuova Sinistra e tutelando gli interessi dei contadini, ai quali sono stati tolti i terreni per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo.
Chi era Peppino Impastato: gli anni di Radio Aut
Negli anni Settanta il suo attivismo politico e antimafioso non si smorza, anzi. Risale al 1976 la fondazione di Radio Aut, un’emittente privata e messa su con le proprie risorse, che diventa il simbolo della lotta alle mafie, opponendosi nettamente all’imperante clima di omertà, tramite denunce quotidiane agli affari mafiosi, con target principale il capomafia Gaetano Badalamenti. È proprio in questi anni che fa scalpore e al tempo stesso successo la trasmissione Onda Pazza, dove Impastato prende in giro politici e mafiosi. Atteggiamento a dir poco pericoloso, soprattutto quando si è circondati da mafiosi. Nel settembre del 1977 muore il padre Luigi in un incidente stradale. Anni più tardi Felicia Bartolotta, la madre di Peppino, rivelerà che dopo un incontro con Badalamenti, il padre Luigi aveva dichiarato: “Prima di uccidere Peppino devono uccidere me”.
Chi era Peppino Impastato: dalla morte al riconoscimento della matrice mafiosa
Peppino Impastato si candida alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria, ma muore durante la campagna elettorale, assassinato su mandato di Gaetano Badalamenti. I colpevoli cercheranno di inscenare un suicidio, deponendo il suo corpo imbottito di tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Solo grazie alla caparbietà della madre e del fratello, oltre che delle associazioni militanti e del Centro Siciliano di Documentazione di Palermo, viene riaperta l’inchiesta giudiziaria, e dopo anni di lotta alla ricerca della verità, viene riconosciuta dalla giustizia la matrice mafiosa dell’omicidio.
La petizione di Change.org contro lo spot Glassing che ha utilizzato le sue parole
Nel 1984 il Tribunale di Palermo ha riconosciuto l’effettiva natura del mandato, mentre all’inizio degli anni Novanta il caso è archiviato per mancata individuazione dei colpevoli. Nel 1994 il caso viene riaperto dal sopraccitato Centro di Documentazione, che sarà poi intestato a Peppino Impastato, e nel 1996 la giustizia ha indicato finalmente Gaetano Badalamenti il mandante dell’omicidio, in collaborazione con il braccio destro Vito Palazzolo. Quest’ultimo ha ricevuto nel 2001 la condanna a 30 anni di carcere, mentre Badalamenti è stato condannato all’ergastolo nel 2002. Condanne a cui la mamma di Peppino è riuscita ad assistere, prima di morire nel dicembre del 2004. Palazzolo e Badalamenti sono morti dietro le sbarre.
Chi era Peppino Impastato: le sue frasi più famose
Ecco una serie di frasi dette da Peppino Impastato.
- La mafia uccide, il silenzio pure.
- Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
- Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, e ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione e rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
- Appartiene al tuo sorriso / l’ansia dell’uomo che muore, / al suo sguardo confuso / chiede un po’ d’attenzione.
- Nessuno ci vendicherà: la nostra pena non ha testimoni.
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