Il presidente americano Donald Trump ha dato il via libera all’imposizione di nuove tariffe sui beni importati dalla Cina. Infatti, da oggi venerdì 10 maggio 2019 importazioni per un valore di circa 200 miliardi di dollari saranno sottoposte a dazi del 25%, rispetto all’attuale 10%. Le tariffe riguardano elettronica, abbigliamento, giocattoli, prodotti chimici. Dal canto suo Pechino, tramite una dichiarazione del Ministro del Commercio Geng Shuang, ha reagito affermando che prenderà immediate contromisure.
La Cina si è dichiarata allo stesso tempo speranzosa di poter riprendere la via del dialogo. Volontà di Pechino è quella di “incontrarsi a metà strada” con Washington, nel senso della mutua cooperazione. Le sanzioni entrano in campo proprio mentre uno dei principali negoziatori cinesi, Liu He, è in visita a Washington per provare a riportare su una buona rotta i colloqui commerciali. Il round negoziale sembrava nelle previsioni essere quello decisivo per la firma dell’accordo, che ad ora parrebbe essere rinviato a tempi ben più lontani.
Usa-Cina, Liu He a Washington prova a riavviare il dialogo
Mercoledì scorso Trump aveva preannunciato la misura, sottolineando come la Cina avesse fatto sostanziali passi indietro nei negoziati. In ognuna delle sette sezioni di cui è composta la bozza di accordo commerciale, Pechino avrebbe infatti rimesso fortemente in discussione le intese raggiunte. In particolare, negli ambiti che più stanno a cuore ai negoziatori americani, dal tema della difesa della proprietà intellettuale a quello della politica monetaria.
Lo stesso Liu He ha definito i nuovi dazi come estremamente sfavorevoli ad entrambe le parti. Nella giornata di oggi come detto Liu incontrerà le sue principali controparti, il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il capo negoziatore commerciale Robert Lighthizer. Se nelle prossime ore non ci saranno colpi di scena, lo scontro tra Stati Uniti e Cina si innalzerà radicalmente nel prossimo futuro. A lasciare aperta una piccola porta ad un compromesso è la “bellissima lettera” che Trump ha detto di aver ricevuto dal presidente cinese Xi Jinping.
Il tycoon ha affermato che la lettera, insieme alla decisione cinese di “tornare indietro” sulla via del negoziato, potrebbe portare presto ad un “grande giorno”. Ma le letture sono contrapposte sui due lati. Per il Global Times, quotidiano cinese ultranazionalista, la decisione americana di imporre dazi e trattare allo stesso tempo implicherebbe la debolezza di Washington.
Uno scontro in corso da quasi un anno, non solo sul commercio
Lo scontro commerciale tra Usa e Cina è in corso da circa dieci mesi, all’interno di un confronto più generale tra i due paesi che si estende ben oltre l’economia. La contrapposizione infatti si estende sino al piano tecnologico, come mostrato dal caso Huawei. Ma anche a quello militare e diplomatico, con le tensioni sulla Corea del Nord, su Taiwan e sul progetto cinese delle Nuove Vie della Seta.
L’innalzamento delle tensioni commerciali potrebbe costare caro alla Cina, la cui economia è già in difficoltà, con tassi di crescita ai minimi della storia recente e un debito pubblico sempre più elevato. Ma anche gli Stati Uniti rischiano di subire seri contraccolpi alla propria economia, fortemente dipendente dalle merci a basso costo provenienti dalla Cina. Inoltre, settori produttivi votati all’export come quello agricolo potrebbero essere duramente colpiti dalle quasi sicure prossime contromisure di Pechino.
Tra le motivazioni della scelta sanzionatoria americana, oltre al dietrofront cinese, potrebbero figurare anche ragioni di politica interna. In un tweet, Trump ha recentemente affermato che la Cina avrebbe fatto marcia indietro anche perché desiderosa di rinviare l’accordo con gli Usa ai tempi in cui sarà al potere un democratico. Trump intende così presentarsi come il campione dell’ostilità alla Cina, destabilizzando il campo opposto, accusandolo di debolezza e complicità con Pechino proprio mentre le primarie per le elezioni presidenziali del 2020 entrano nel vivo.
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