Sondaggi elettorali Cise: la Lega meglio alle Politiche che alle Europee
Sondaggi elettorali Cise: se si votasse per le Politiche, la Lega prenderebbe più voti di quanti potrebbe raccoglierne alle Europee secondo l’osservatorio
Prima del blackout elettorale relativo ai sondaggi, arrivano anche le intenzioni di voto rilevate dal Cise (Centro italiano studi elettorali). Interessante notare il variare del risultato della Lega in base alle elezioni di riferimento: in pratica, è l’ipotesi del Cise, se si votasse per le Politiche prenderebbe più voti di quanti potrebbe raccoglierne il prossimo 26 maggio secondo l’osservatorio.
Sondaggi elettorali Cise: ipotetiche Politiche e prossime Europee, cambia il consenso
La Lega è di gran lunga il primo partito italiano al momento. D’altra parte, i dati del Cise mostrano una certa discrepanza tra il consenso che verrebbe accordato al Carroccio in occasione di un’ipotetica tornata di Politiche e quello che potrebbe incassare alle prossime Europee. Nel primo caso, rileva l’osservatorio, il Carroccio potrebbe raggiungere il 30,8, mentre nel secondo supererebbe di poco il 27%.
A questo punto, però, il Cise precisa che “è difficile dire se questa relativa debolezza della Lega sia dovuta a peculiarità del nostro campione o della nostra sperimentazione di scheda elettorale (un’unica pagina web con i simboli di tutti partiti, ndR), oppure all’avere intercettato un temporaneo momento di debolezza dovuto al caso Siri, o infine se si tratta invece di un segnale di allarme, magari legato alla scelta di Salvini di caratterizzare la Lega maggiormente a destra (Congresso delle famiglie di Verona, polemiche sulla casa editrice del libro-intervista a Salvini) rispetto alla capacità osservata in precedenza di cogliere consensi in modo trasversale basandosi su un profilo post-ideologico”.
Sondaggi elettorali Cise: come il Pd potrebbe superare i 5 stelle
Non cambia molto tra ipotetiche Politiche ed Europee per il Movimento 5 Stelle che, in entrambi i casi, supera il 23%. Insomma, il “sorpasso” del Pd che molti si aspettavano non si è verificato? Rispondere con certezza a questo quesito è impossibile: in effetti, considerando il margine di errore da considerare per qualsiasi indagine statistica, potrebbe essere in atto.
Detto ciò, il Cise ritiene che tale scenario sia improbabile, adesso e nelle prossime settimane, per due motivi: innanzitutto, «rispetto alle attuali intenzioni di voto, c’è ancora una quota rilevante di indecisi, che potrebbero poi prendere una decisione e votare. In questo caso il gruppo che potrebbe più verosimilmente votare è quello di chi – oggi indeciso – tuttavia ha votato nelle politiche dell’anno scorso. Tra questi, il gruppo nettamente maggioritario (oltre un terzo dei “delusi”) è composto da ex elettori del M5S, che tra l’altro il PD si è posto esplicitamente come gruppo “obiettivo”», in secondo luogo «analizzando la propensione degli ex M5S a votare vari partiti in futuro, si nota che hanno ancora la massima propensione a rivotare il M5S, seguita dall’astensione, dalla Lega, con +Europa e PD decisamente più indietro (alla pari con FDI). In poche parole, questi elettori delusi non stanno quasi considerando il PD: lo vedono ben dietro altre possibilità, decisamente più probabili. Di conseguenza, non sembra che da questo bacino (che vale oltre il 5% dei voti validi) possa venire un chiaro sorpasso del PD sul M5S».
Dunque, sembra che il Pd possa riporre qualche speranza soltanto in una bassa percentuale di affluenza; d’altro canto, solo se questa corrispondesse a una smobilitazione degli elettori più “periferici” che sostengono il M5S, concludono dal Cise, il Pd potrebbe effettuare il tanto agognato sorpasso.
Nota informativa:
Sondaggio effettuato da Demetra nel periodo 24 aprile al 6 maggio. Il campione comprende 1.000 interviste con metodo CAWI ed è rappresentativo della popolazione elettorale italiana per genere, età, titolo di studio e zona geografica di residenza. Le stime qui riportate sono inoltre state ponderate in funzione del ricordo del voto alle scorse elezioni politiche. L’intervallo di confidenza al 95% per un campione di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è ±3,1%.
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