Reddito di cittadinanza e lavoro in nero, chi rischia la denuncia e sanzioni
Reddito di cittadinanza e lavoro in nero, dopo alcuni controlli ecco la denuncia per una coppia che aveva fatto domanda per il RdC. Ecco le sanzioni.
Oltre 1 milione di domande sino alla fine di aprile e numeri in costante aggiornamento. È uno spaccato del reddito di cittadinanza: i numeri ufficiali sono quelli diramati dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che ha un ruolo centrale nella gestione delle pratiche. Ma sono molti gli aspetti che si collegano alla nuova misura introdotta da pochi mesi dal Governo Conte.
Reddito di Cittadinanza, il ricorrente tema dei controlli
La discussione che ha accompagnato l’approvazione del reddito di cittadinanza è stata molto caratterizzata dal tema ricorrente dei controlli. Molti hanno evidenziato a più riprese il rischio che il beneficio economico garantito dallo Stato potesse essere richiesto da persone con redditi bassi ma con entrate derivanti da lavoro in nero. Perciò più volte i rappresentanti dell’esecutivo hanno rassicurato e garantito l’attivazione di controlli serrati.
Reddito di Cittadinanza, individuati i primi furbetti
Ora che il reddito di cittadinanza è entrato nel vivo ecco le prime notizie di cronaca con la individuazione dei cosiddetti furbetti. Ecco cosa è successo. In Sicilia nel corso di alcuni controlli i carabinieri hanno scoperto e denunciato un lavoratore in nero, all’interno di un cantiere edile, la cui moglie aveva fatto richiesta del RdC. La coppia è stata dunque denunciata dai carabinieri alla Procura di Termini Imerese. Nello specifico la richiesta, fatta da circa un mese, era stata accolta ma il pagamento non era stato ancora eseguito a beneficio del nucleo familiare. La contestazione è di aver omesso le comunicazioni previste del patrimonio.
Reddito di Cittadinanza, sanzioni
Infine ricordiamo cosa prevede la legge in caso di accertamento in informazioni false rese all’Inps. È prevista la revoca e la restituzione del beneficio, oltre alle sanzioni. Quali sono?
- da 2 a 6 anni di reclusione se al fine di ottenere indebitamente il beneficio si rendono o si utilizzano dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero vengano omesse informazioni dovute;
- da 1 a 3 anni di reclusione se non si comunicano le variazioni del reddito o del patrimonio immobiliare, nonché di altre informazioni che potrebbero comportare la revoca del beneficio ovvero la sua riduzione.
Nel caso di condanna definitiva il beneficiario sarà tenuto alla restituzione di tutto quanto percepito indebitamente e non potrà essere nuovamente ammesso al beneficio se non prima di 10 anni.
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