Gianni De Michelis, tra i più noti esponenti del Partito Socialista, è stato uno degli uomini-simbolo della Prima Repubblica. Nato a Venezia, ha avuto una lunga carriera politica, è morto nella notte l’11 maggio 2019 all’età di 78 anni dopo un lungo periodo di malattia.
Morto Gianni De Michelis, laureato in chimica e già docente universitario
De Michelis era nato il 26 novembre 1940. Con una laurea in Chimica industriale e dopo una esperienza professionale come docente universitario, la politica è stata la passione che ha accompagnato a lungo la sua vita. Almeno sino a quando Mani Pulite ha demolito tutti i partiti della Prima Repubblica tra cui il PSI targato Craxi-De Michelis.
Morto Gianni De Michelis, gli inizi della sua carriera politica
La lunga carriera del politico socialista era iniziata proprio nella sua Venezia dove, nel lontano 1976 è stato eletto consigliere comunale. Nella stessa città ha ricoperto l’incarico di assessore all’Urbanistica prima di passare alla vita attiva nel Partito Socialista a livello nazionale. Dopo l’ingresso nella direzione del PSI, De Michelis è stato anche responsabile dell’organizzazione dello stesso partito.
Morto Gianni De Michelis, parlamentare di lungo corso e più volte ministro
Lunga la sua carriera da parlamentare. De Michelis è stato deputato dal 1976 al 1993. È stato anche ministro delle Partecipazioni Statali dal 1980 al 1983, Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale dal 1983 al 1987, vicepresidente del Consiglio dei ministri tra il 1988 ed il 1989 e poi Ministro degli Affari Esteri, dal 1989 al 1992.
Dopo gli anni di Mani Pulite e lo scioglimento del PSI ha fondato con Bobo Craxi il Nuovo Psi alleatosi con il centrodestra e confluito nella Casa delle libertà di Silvio Berlusconi. Del Nuovo Pse De Michelis è stato segretario tra il 2001 ed il 2007. L’ultimo incarico elettivo è stato al Parlamento europeo, sino al 2009. Inoltre è stato anche consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione nel Governo Berlusconi.
Morto Gianni De Michelis, il suo rapporto con Craxi e alcuni cenni sulle sue origini
Nell’intervista del 2 Ottobre 2003 di Claudio Sabelli Fioretti l’ex ministro socialista ha raccontato alcuni aneddoti del suo rapporto con Bettino Craxi.
D: «Craxi aveva detto di te: generoso, intelligente, pasticcione».
R: «Craxi diceva peggio. Diceva: tu non capisci un caxxo di politica!».
D: «Aveva ragione?»
R: «Gli uomini si dividono in due grandi categorie, i laser e i dispersivi. Alla prima apparteneva Bettino: sceglieva un obbiettivo e si concentrava su quello senza curare i dettagli. In politica è un sistema efficacissimo. Alla seconda appartengo io. Sono un curioso, vado in tutte le direzioni e mi disperdo. Ma nel momento della disgrazia è più facile reggere essendo fatti come me che come era fatto Bettino. Infatti Bettino si è spezzato. Io no».
D: «Le tue origini?»
R: «Padre ingegnere, madre chimica. Si conobbero in fabbrica, a Porto Marghera. Eravamo tutti protestanti, mio nonno era pastore metodista. Io a 12 anni mi sentivo monarchico, solo Dio sa perché. Per due anni fui anche della Giovane Italia. Poi diventai radicale. Nel 1960, a 19 anni, mi iscrissi al Psi. La politica attiva la scoprii nell’Ugi, l’Unione goliardica italiana. La mia prima esperienza fu il congresso di Palermo. Io stetti dalla parte che sconfisse Craxi, da sinistra, ed eleggemmo Militello. Ma temevamo l’intervento di Paolo Ungari, che era repubblicano e un bravissimo oratore. Lino Jannuzzi, quando seppe che Ungari stava scrivendo l’intervento in albergo, gli mandò una prostituta in stanza, per distrarlo. Dopo un’ora, visto che non uscivano, andammo a vedere e trovammo la prostituta nuda che batteva con due dita sulla macchina da scrivere il discorso che Ungari, nudo pure lui, le stava dettando».
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