Forse non tutti sanno che la legge consente di tenere distinti nucleo familiare e residenza, ovvero individuarli in luoghi separati. Ciò può essere utile per i motivi più svariati: tipico è il caso del figlio disoccupato che vive con i genitori, il quale – attraverso tale distinzione – potrà aver diritto ad agevolazioni di vario tipo (ad esempio una riduzione delle tasse universitarie o il reddito di cittadinanza). Vediamo di seguito, a questo proposito, che cosa dice la legge vigente.
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Nucleo familiare: che cos’è e qual è la sua finalità?
Prima di chiarire i contorni della questione in esame, richiamiamo in sintesi cosa la legge intende per “nucleo familiare“. Esso non è altro che l’insieme delle persone che risiedono e vivono sotto lo stesso tetto. Questo concetto rileva dal punto di vista fiscale (e quindi per il pagamento delle tasse) ed è, nel concreto, rappresentato dai soggetti componenti la famiglia anagrafica (intesa come insieme di persone conviventi legate da matrimonio, parentela, o da rapporto affettivo), e da tutti coloro che sono fiscalmente a carico del dichiarante la residenza, anche se con lui non conviventi. La legge definisce “soggetti a carico” il coniuge (se non separato o divorziato), i figli, i genitori, i fratelli, le sorelle, nel caso in cui abbiano un reddito lordo annuo inferiore a 2.840,51 euro.
Al concetto di nucleo familiare è legato quello di ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente). La dichiarazione dell’ISEE, fatta dall’interessato, è infatti legata all’ammontare del reddito del nucleo familiare. Essa misura in pratica la ricchezza di un famiglia, e tanto più basso è il valore dell’ISEE, tanto maggiore è la probabilità che lo Stato conceda agevolazioni di vario tipo.
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Quando nucleo e residenza possono essere distinti?
È facile che in una famiglia in cui vive un disoccupato, l’ISEE risulti abbastanza alto da non poter ottenere alcun tipo di agevolazione per chi è senza lavoro. Esiste però una soluzione mirata ad uscire dal nucleo familiare, senza abbandonare la residenza (e senza sostenere quindi i non indifferenti costi di un’altra abitazione). Ciò attraverso il cosiddetto sdoppiamento dell’unità immobiliare. Essa è consentita liberamente dalla legge e consente, in pratica, la divisione dell’appartamento, con conseguente uscita dal nucleo familiare, pur conservando la residenza.
Tale sdoppiamento è dato da duplicazione degli impianti, introduzione di un ulteriore accesso ed altri artifici idonei. Questa pratica edilizia di frazionamento dell’immobile, ovviamente, non è esente da costi e dev’essere valutata anche dal punto di vista delle fattibilità tecnica. Inoltre comporta una trafila burocratica non irrilevante (occorrerà consegnare al Comune diversi documenti e procedere all’aggiornamento catastale). Nel caso l’iter vada in porto, sarà possibile nel concreto avere due unità immobiliari idonee ad uscire dal nucleo familiare, pur mantenendo la stessa residenza.
In conclusione e sintesi, attraverso questa pratica di sdoppiamento immobiliare, si hanno due famiglie distinte con una stessa residenza, e a rilevare sarà il fatto di avere due unità locative diverse e, pertanto, due nuclei familiari distinti. Ciò è molto utile al fine di ottenere comunque agevolazioni e prestazioni assistenziali da parte dello Stato.
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