Sul Sole 24 ore del 15 maggio è uscito un articolo a favore dell’abolizione del contante. Non è il primo, che fa. La motivazione è che, abolendo il cash, sarebbe difficile evadere le tasse, corrompere, rapinare per strada e alimentare il mercato nero. Viceversa, nella gazzetta di Fantasilandia (chiamata da alcuni L’Internazionale) hanno idee più caute. Dicono che eliminandolo, gruppi più vulnerabili come poveri, anziani e migranti potrebbero essere ancora più marginalizzati.
Riguardo alle rapine, i lestofanti si sono già dotati di POS che usano nelle metropolitane.
Come milioni di altre persone, tendo a essere prudente.
Non mi piace l’idea di mettere tutte le uova in un solo paniere. Nell’epoca delle app, se mi rubano il cellulare io in un colpo solo perdo chiavi di casa, chiavi della macchina, bancomat, mappa della città, numeri di telefono che non conosco più a memoria (tutti), accesso alla mia posta, alla mia cronologia Internet e a tutte le conversazioni scritte. Se succede alle tre di mattina sono fottuto, specie oggi che molti vogliono sostituirsi il campanello di casa. Forse è la mia renitenza a questo mondo digitale.
Dopotutto sono uno di quelli che in casa tiene ancora la cassetta degli attrezzi; un vecchio di 39 anni, insomma.
Però rimuovere il contante toglierebbe la coperta alle ipocrisie occidentali.
Mi affascina, come immagine. All’improvviso milioni di persone scoprirebbero quant’è complicato prostituirsi o usufruire della prostituzione, comprare droga, riciclare denaro, comprare di contrabbando, pagare tangenti, giustificare spese che quotidianamente ingrassano la sfera dell’illegalità. Forse cambierebbe la retorica di quell’Italia in costante povertà (ricordate che spasso quando la finanza andò a Cortina?). Quei lavoretti per “arrotondare” come ripetizioni, dogsitter, baby sitter, massaggiatrice, dovrebbero pagare le tasse. Cioè dimezzare i guadagni.
Sarebbe una rivoluzione economica e sociale.
Ma ho la sensazione il nostro intero paese collasserebbe, perché siamo una strana anomalia. Abbiamo la pressione fiscale e l’evasione più alta del mondo assieme. Se all’improvviso tutti pagassero le tasse, il reddito di molte famiglie si dimezzerebbe e le ridurrebbe sul lastrico. Dall’altra parte, lo Stato avrebbe in cassa un’improvvisa ondata di soldi, con cui dovrebbe provvedere ai nuovi poveri, in un paese come l’Italia che ha già un discreto numero di anziani. Riforme sul mondo del lavoro, tasse, pensioni e sprechi dovrebbero essere risolte a velocità folle. Battaglie come le case di tolleranza, la legalizzazione delle droghe ricreative diventerebbero pressanti.
Forse funzionerebbe, o forse ci ucciderebbe.
Però sarebbe spassoso presentarsi con quattro orate da uno spacciatore dicendogli “guarda fra’, appena pescate”.
«No, no, per queste ti faccio solo due grammi.»
«Vabbè, aggiungo ‘sta peperonata fatta da mia madre.»
«Ah, questa è buona, aspetta che prendo il bilancino.»
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