Stiria e Vienna al voto, analisi dei risultati
Nelle elezioni locali in Austria calano i socialdemocratici e i popolari, salgono i nazionalisti.
STIRIA
Non sempre il confronto con le precedenti regionali è quello più significativo. Se consideriamo solo la Stiria, infatti, più che una grande avanzata, è un ritorno alle dimensioni classiche del partito nel Land di Graz a partire dagli anni Novanta. Se è vero che raddoppia (percentualmente ma non in termini di voti assoluti, data la scarsa affluenza) rispetto al 2006, il partito di Strache e che fu di Haider ha preso nel 1991 il 15,4%, nel1995 il 17,2% e nel 2000 il 12,4%. In sostanza il risultato dell’FPOe di oggi è meglio solo dell’ultima elezione regionale e peggiore di tutte le regionali precedenti. Ma ció che piu’ conta è che nel 2008, ultime elezioni politiche, l’FPOe in Stiria aveva ottenuto il 17,5%, ossia 6 punti in piu’ rispetto ad oggi. In sostanza è andato avanti sul 2006 ma indietro sul 2008!
Allo stesso tempo la Stiria conferma primo partito i socialdemocratici, cosa che era accaduta per la prima volta nelle ultime regionali del 2006, dopo 60 anni di governo popolare. In sostanza se è vero che i Socialdemocratici perdono 3 punti e mezzo, è anche vero che hanno tutte le carte in regola per continuare ad esprimere il Presidente.
Stupisce, in questo contesto, l’inesattezza di alcuni media italiani, che all’indomani del voto in Stiria definirono “trionfo” l’avanzata della destra radicale etichettando la Stiria come “storica regione rossa”, il che come è spiegato poco sopra è ingiustificato dato che i socialdemocratici hanno espresso il Presidente per la prima volta nel 2006. Sarebbe come definire storica regione rossa il Friuli Venezia Giulia perchè tra il 2003 e il 2008 è stata governata da un presidente del centro-sinistra.
VIENNA
[ad]Vienna, invece, è davvero una cittá rossa. Praticamente da sempre governata dai socialdemocratici sia nella Prima Repubblica (anni 30) dove si distingueva rispetto ad una “campagna” totalmente nelle mani di fascisti clericali e di nazisti, da cui i tre Lager (campi) della politica austriaca: socialismo (rosso), cristianodemocrazia (nero), liberal-nazionalismo (blu). Ma Vienna divenne ancora piu rossa poi, negli anni dopo la II Guerra Mondiale, quando la socialdemocrazia ottenne sempre la maggioranza assoluta nel Parlamento della Regione-Stato della Capitale. Un dominio indiscusso e indiscutibile. Tranne che da Haider.
Se, infatti, è vero che nella capitale austriaca la cristianodemocrazia non ha mai sfondato, è anche vero che la nuova ricetta della destra populista haideriana trovava spazio nei quartieri ad alta immigrazione, diventando un modello per tanti altri partiti di estrema destra nei due decenni successivi. Nel 1991 l’FPOE ottiene il 22%, nel 1996 il 27%. E’ una marea blu, interrotta dal fatto che nel 1999 la destra estrema va al governo e passa 3 anni a litigare prima di spezzarsi in due ed andare all’opposizione nel 2006. Ma la divisione della destra non esclude un chiaro ed evidente appeal del viennese insoddisfatto per il partito dell’estrema destra. E il voto dell’altroieri lo dimostra, con un ritorno dell’FPOE ai dati degli anni 90. D’altronde, stando all’opposizione, i neo-populisti possono sempre attaccare l’accordo di governo rosso-nero, il solito consociativismo (e corporativisimo) all’austriaca. Noiosamente costante da 60 anni, fastidiosamente centralista e apparentemente inefficace a risolvere problematiche quali l’immigrazione.
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