La virata comunicativa a babordo del Movimento Cinque Stelle, più in chiave anti Lega che pro Partito Democratico, ha un nome: Augusto Rubei.
Trentatré anni, giornalista professionista esperto di politica estera, dal giugno scorso è il portavoce del ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Sarebbe proprio lui, come scrive Alessandro Trocino sul Corriere della Sera, a capo del nuovo posizionamento del Movimento.
Rubei ha iniziato la sua carriera collaborando per quattro anni con l’agenzia di stampa Asca, oggi Askanews. Lì, si legge su sul curriculum, si è occupato delle primavere arabe, dell’Iraq e dello scenario afghano, seguendo costantemente i lavori del ministero degli Esteri.
Dal 2013 la sua attenzione si sposta nel mondo della comunicazione politica. Entra nel team dei comunicatori del gruppo M5S alla Camera, occupandosi soprattutto di Esteri, Difesa e politica comunitaria e nel 2016 diventa portavoce e spin doctor della candidata sindaco di Roma, Virginia Raggi. La sua vittoria, però, non corrisponde a una promozione di Rubei. Il motivo sarebbe da ricercare in una rivalità con il capo della comunicazione del Movimento, Rocco Casalino. E così Rubei continua a lavorare nell’ombra occupandosi, durante la campagna elettorale del 2018, sia della comunicazione di Roberta Lombardi, candidata alla Regione Lazio, sia di quella del futuro vicepremier Luigi Di Maio, curando i rapporti con la stampa estera.
Nel giugno 2018 arriva la nomina a portavoce del ministro Trenta. La sua linea comunicativa è chiara fin da subito: non finire nel cono d’ombra della retorica salviniana. E così, in più di un’occasione, il ministro non rinuncia a ribattere, punto su punto, alle affermazione del capo del Viminale.
Augusto Rubei: la comunicazione 2.0 del Movimento
Con il tonfo delle elezioni amministrative e i sondaggi in picchiata, i vertici del Movimento si sono convinti che fosse necessario un cambio di passo nella linea comunicativa che potesse tenere testa alla schiacciante narrazione della Lega.
Con Rocco Casalino portavoce del premier, per definizione garante dell’equilibrio tra i due alleati di governo, serviva una nuova guida. Luigi Di Maio ha scelto Rubei che ha spinto l’acceleratore sui temi identitari del Movimento, non rinunciando allo scontro con Salvini.
Non è un caso che, proprio negli ultimi giorni e con il voto per le europee imminente, la tensione sia cresciuta vertiginosamente. Dalle province alle accuse di alimentare l’odio, dal caso Siri al salario minimo. Una linea ribadita quotidianamente e sintetizzata dal vicepremier di Maio nell’intervista di giornata al Corriere della Sera: “Alla Lega dico andiamo avanti ma basta con l’estremismo di destra e comportamenti da casta. Questi comportamenti noi li denunceremo anche dopo le Europee“.
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