Assunzioni statali e pensionamenti: 500 mila uscite dalla PA in 3-4 anni
Assunzioni statali in arrivo per via dei pensionamenti previsti nel prossimo triennio. Ecco le uscite e i nuovi reclutamenti previsti.
Tra assunzioni statali e pensionamenti, c’è qualcosa che si muove attorno e nella Pubblica Amministrazione. Il viavai durerà un triennio, massimo 4 anni, e prevede nuovi ingressi a fronte delle uscite. Di queste ultime se ne prevedono oltre 500 mila, a causa delle varie modalità di uscita dal lavoro: dalla pensione di vecchiaia a Opzione Donna, passando per la nuova arrivata Quota 100. Tuttavia, uno studio elaborato da Fpa lancia l’allarme sull’emorragia di risorse in corso in diversi settori. Come riporta Il Messaggero, al netto delle uscite previste per le varie sorte di pensionamento, si registra una carenza di 100 mila persone. A soffrire di più il Servizio sanitario nazionale, che manca di 84 mila dipendenti, seguito dai ministeri (17 mila nuove risorse) e dai Corpi di polizia (13 mila nuove assunzioni). Numeri difficili da concretizzare, anche se si guarda allo sblocco del turnover. Anche perché le maggiori uscite si avranno proprio da quei settori che già lamentano importanti carenze di organico, come sanità, istruzione ed Enti locali.
Assunzioni statali e pensionamenti: organico PA a rischio
Ed è così che nel settore della Sanità potrebbe esserci un buco di 184 mila risorse dopo i pensionamenti e senza contare le nuove entrate, mentre nel settore scolastico sarebbero poco più di 200 mila le uscite previste. Tutto questo è certamente frutto del blocco del turnover, il cui termine però non risolverebbe alcuna questione. Nella pubblica amministrazione non solo si è immobili da diverso tempo, ma si sta anche invecchiando. Insomma, il tempo passa per tutti e tra i principali obiettivi annunciati dal ministro della PA Giulia Bongiorno figura quello del turnover generazionale, o meglio del ringiovanimento della forza lavoro nella PA.
Il ponte tra università e lavoro nella PA
Come? Si parla di un ponte più stretto tra università e mondo del lavoro. “Non è possibile che chi entra a lavorare nella pubblica amministrazione lo faccia a 35 anni”. E così, finito il corso di laurea, è già pronto un piano di studio breve (ma intenso) e di formazione, al fine di dare la possibilità, a chi lo vuole, di avere le basi su come si lavora nella PA.
Assunzioni statali: il problema delle risorse
Stando a calcoli effettuati dalla Ragioneria Generale dello Stato, come riferisce il quotidiano romano, per abbassare l’età media dei dipendenti statali a 49,6 anni (dagli attuali 50,6) bisognerebbe assumere 205 mila giovani, per un costo totale di 9,7 miliardi di euro. Numeri importanti che non potranno essere esauditi solo tramite lo sblocco del turnover, visto che il ringiovanimento dato dalle nuove risorse sarà mal compensato dall’invecchiamento della forza lavoro sussistente. Da qui la necessità di un “piano straordinario per le assunzioni” con risorse da attingere nel bilancio, ma soprattutto con procedure amministrative e concorsuali da sveltire. Si deve infatti ricordare che se da un lato le amministrazioni centrali non potranno assumere fino al 15 novembre, dall’altro, chi può farlo non ha le risorse sufficienti.
Pubblica amministrazione: rischio emorragia?
In conclusione potrebbe esserci un rischio molto alto di emorragia dei posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione e le promesse della Bongiorno sulla prossima Legge di Bilancio non sembrano rassicurare più di tanto sindacati e diretti interessati. Anche perché non bisogna sottovalutare un altro aspetto, sottolineato dal Direttore Generale del Personale al MEF a FPA, Monica Parrella: “La Pubblica Amministrazione rischia di essere come un otre vecchio dove al suo interno un vino giovane può trovarsi male”. Da qui l’intenzione di valorizzare le nuove leve offrendo loro competenze basilari per incentivare la produttività e abolire il rischio di spaesamento. Da questo punto di vista il ponte tra università e PA potrebbe aiutare, ma da solo potrebbe non essere sufficiente.
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