Attori, cantanti, rapper: perché li prendiamo sul serio?

Attori, cantanti, rapper: perché li prendiamo sul serio?

Ogni volta che ci sono delle elezioni i VIP si affrettano a comunicare cosa voteranno. È difficile capire se siano gli stimaticolleghi a fare queste domande oppure loro a farsi avanti, fatto sta che le loro roboanti dichiarazioni vengono rilanciate da agenzie, giornali, televisioni, che agli occhi dell’opinione pubblica suonano più o meno così: “Secondo un’anziana signora che canta bene, il partito X salverà l’Italia”. Oh, anche secondo un giudice di una trasmissione TV.

E cosa ne pensa una soubrette degli anni ’90? E un attore?

Sei stato bravissimo, ora dimmi come risolvere il problema dell’immigrazione, fra’

Forse c’è un equivoco, signora.

Alle persone normali i VIP stanno enormemente sui marroni quando smettono di fare il loro lavoro e cominciano a credersi dei condottieri o degli opinion leader. Io pago e applaudo perché fai bei film, non perché ti reputo intelligente. Voglio dire, sono felicissimo di pagare per un cocktail fatto bene, ma non è che poi vado dal barman e gli domando cosa devo pensare della classe politica. Non è che se il mio idraulico fa un bel lavoro esclamo “hey, ‘sto sciacquone va che è una bomba! Già che ci sei, chi devo votare?”. Anche perché se vivo in un monolocale di 30mq a Marghera tra sparatorie e siringhe, tu conduttore televisivo sei pieno di soldi, vivi in centro, vai alle feste cool: dall’alto di cosa parli?

Soprattutto, fanno sul serio.

Prendiamo Favino. È un grande attore, mi piace molto e penso sia uno che meriti tutti i premi possibili. Poi su Vanity Fair del 22 maggio, intervistato da Malcom Pagani, leggo:

«La sua metamorfosi nei panni di Tommaso Buscetta […]è sorprendente.»
«Per avvicinarmi al personaggio ho tenuto a mente una cosa: tutto ciò che noi sappiamo di Buscetta lo sappiamo perché Buscetta voleva che noi lo sapessimo. Il mio tentativo è stato di scoprire ciò che lui non voleva che si sapesse».

Favino, con tutto l’affetto del mondo: che cazzo dici? Buscetta è stato al centro di un’indagine internazionale che ha ricostruito tutta la sua vita e i suoi spostamenti. Dopo l’estradizione era una tomba, ha parlato solo con Falcone perché erano cresciuti insieme nello stesso quartiere e Falcone l’aveva saputo trattare non da prigioniero, ma da amico. È stato solo per merito di Falcone che Buscetta ha parlato e aperto le porte alla nuova era della guerra alla mafia. Proseguiamo.

«Come ha fatto?»
«Ho lavorato da cronista. Una ricerca anche pericolosa perché sono entrato in contatto con realtà che mi hanno permesso di capire l’ampiezza delle risposte che stavo cercando. Se accetti di conoscere certe verità, soprattutto se a rivelartele sono fonti attendibili, entri a far parte del problema. Qualcosa rischi e molto comprendi.»

Non ho capito, Favino sta per interpretare Buscetta o Saviano? Ha lavorato da cronista? È venuto a sapere segreti e verità che persino Giovanni Falcone s’è portato nella tomba? Cosa c’è di diverso da quello che quando ho scritto un articolo su Ustica mi ha contattato dicendo che lui sapeva la verità grazie a una connessione Internet e un brevetto di volo? Ci sono giornalisti come Ruotolo o Borrometi che vivono sotto scorta, fanno una vita d’inferno e su Vanity fair ci finisce uno che interpreta Buscetta menandosela come se fosse Falcone redivivo.

Se riesce a farlo per tre volte di fila, è l’uomo giusto a cui chiedere cosa votare alle europee

È ora di basta.

Mi piacerebbe ricordare tutte le cantonate clamorose che i VIP si sono presi negli anni. Da Groucho Marx e Charlie Chaplin che davano consigli finanziari dai giornali e si sputtanarono il patrimonio con la crisi del ’29, passando agli U2 che istigavano alla solidarietà mentre evadevano miliardi di tasse, fino ai nostri cantanti che prima indicavano il partito della salvezza, salvo poi frignare che “siamo stati truffati”. E non voglio nemmeno cominciare a parlare dei registi. Capisco le esigenze di dover far loro dire qualcosa, ma almeno la politica evitiamola, dato che spesso le loro opinioni sono controproducenti.

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