Da Amburgo un segnale alla Merkel

Dalla sera del 20 febbraio 2011 Amburgo è tornata in mano alla sinistra dopo dieci anni di governo di centrodestra.

Se l’esito di queste elezioni era in fondo scontato, previsto da tutti i sondaggi dopo il crollo della coalizione nero-verde che reggeva la città, le proporzioni della vittoria della SPD e della contestuale sconfitta della CDU sono tali da non potersi non propagare come uno tsunami per tutto il lungo anno elettorale tedesco che vedrà altri sei lander impegnati nel rinnovo della loro amministrazione.

Come mostrano la tabella riepilogativa ed il relativo grafico, comprensiva di prime e seconde preferenze, la CDU crolla di oltre venti punti percentuale, attestandosi poco al di sotto del 22%, il peggior risultato dal dopoguerra.
Sicuramente buona parte della debàcle elettorale del partito di Angela Merkel deriva da fattori locali: la CDU aveva saputo trovare le chiavi del cuore degli amburghesi candidando Ole von Beust, gay dichiarato, appartenente all’ala riformista del partito e per questo dotato di un profilo progressista in grado di attrarre parte dell’elettorato di una SPD in forte crisi di identità dopo l’era Schröder, vista dal popolo di sinistra come troppo ondivaga e conservatrice. Il risultato contraddittorio della consultazione del 2008, l’abbandono della coalizione da parte dei Grünen e soprattutto la sostituzione di von Beust con il conservatore di ferro Ahlhaus sono state le concause che hanno portato al crollo del partito a queste elezioni amministrative.
Se tuttavia i fattori locali possono aver accentuato le dimensioni della sconfitta, la CDU paga pegno anche per cause di livello nazionale, legate sia al partito sia al governo federale.
Il forte periodo di espansione della CDU degli ultimi anni si è tramutato, in qualche modo, in un logoramento della sua identità. Nel tentativo di conquistare consenso e conseguire maggiori vittorie elettorali, il partito ha via via diversificato la propria offerta. La CDU di Amburgo, come causa e conseguenza delle sue vittorie, è diventata qualcosa di molto diverso dalla CDU del Baden-Württemberg, ad esempio. Proprio questo eccessivo adattamento all’umore dell’elettorato locale, in uno Stato federale ma fortemente identitario come la Germania, ha messo in risalto le contraddizioni interne al partito, causando un’inevitabile e fisiologica perdita di fiducia da parte dell’elettorato meno fidelizzato.

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[ad]Il voto è ovviamente anche un avvertimento alla Merkel, e indirettamente all’intera Unione Europea: sebbene la locomotiva tedesca abbia ricominciato a macinare incrementi del PIL a livelli impensabili per le altre economie europee, con inflazione e disoccupazione sotto controllo, la popolazione tedesca ha mal sopportato la politica estera del governo federale in campo europeo, giudicando negativo l’approccio della Merkel alla crisi greca, crisi in cui la Germania si è assunta i maggiori oneri finanziari senza però essere stata in grado di imporre agli altri stati della UE i controlli e le sanzioni necessari per evitare il ripetersi indiscriminato di simili situazioni.
Sicuramente il governo non potrà ignorare questo importante segnale, e se il voto di Amburgo venisse confermato, in esito e proporzioni, dalle consultazioni successive, la politica tedesca per la gestione della crisi irlandese e portoghese potrebbe avere brusche sterzate, con ripercussioni su tutti i Paesi dell’Unione.

Se il partito della Merkel piange, sicuramente il suo alleato, la FDP, può permettersi quantomeno di sorridere. Dopo una lunga assenza dal Parlamento regionale, infatti, la FDP supera la soglia del 5%, sorpassa la Linke e racimola ben nove seggi. Il fatto che parte dei voti in fuga dalla CDU abbiano trovato casa nella FDP rappresenta bene il fallimento della locale politica di alleanze nero-verdi, la voglia di cristallizzare nella loro forma “naturale” le coalizioni di governo e in generale un desiderio di rinnovamento contro una CDU che non ha saputo fare altro che riproporre un sindaco che da principio si sapeva essere sgradito.

Proprio i verdi, i Grünen, si possono considerare gli altri sconfitti della tornata elettorale. Sebbene in grado di ottenere un buon 11%, in incremento di quasi due punti rispetto al 2008, il risultato è tutto sommato modesto rispetto al 15% di cui erano accreditati negli ultimi sondaggi: come nel caso della CDU, anche l’elettorato verde ha mal sopportato la scelta del partito di allearsi con un rivale storico a livello nazionale. A complicare le cose si aggiunge per il partito ecologica la grande vittoria della SPD, in grado di sfiorare la maggioranza assoluta dei consensi e di conseguire la maggioranza assoluta dei seggi: anche se con ogni probabilità il governo del land sarà una coalizione rosso-verde, è evidente che il potere di contrattazione dei Grünen è fortemente ridotto rispetto alla precedente composizione del Parlamento regionale.

Il trionfo della SPD è senza dubbio l’altro grande tema chiave delle elezioni del 20 febbraio. Un successo, il maggiore come portata dal 1982, non spiegabile semplicemente nei termini di una disaffezione alla CDU: la quantità di voti ottenuta dalla SPD, unita alla scelta di un candidato, Olaf Scholz, politicamente figlio di Schröder, sono la prova che gli elettori di Amburgo hanno realmente voltato pagina, riabilitando la sinistra riformista e la sua politica dopo averle condannate un decennio fa. La conquista della maggioranza assoluta dei seggi ridisegna anche il rapporto dentro al centrosinistra tedesco, al cui interno la leadership pareva essere sempre più in bilico, con i Grünen che si facevano pericolosamente vicini agli alleati storici.

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[ad]Il successo della SPD risalta ancora di più se si tiene conto che la Linke, il partito di estrema sinistra alla sua seconda presenza alle elezioni amburghesi, è stata in grado di conquistare la medesima percentuale di voti delle precedenti consultazioni. Se per la Linke questo risultato può essere considerato oggettivamente soddisfacente, spicca come lo straripamento della SPD non sia stato in grado di scalfire questo zoccolo duro di elettori, il che fa lievitare lo schieramento progressista, preso nel suo complesso, oltre il 65%.

Una menzione particolare, infine, per il giovane partito Piraten, in grado di passare dallo 0,2% del 2008 al 2,1% del 2011, risultando il primo partito tra gli esclusi dal Parlamento regionale ed una forza che difficilmente in futuro i partiti maggiori potranno ignorare.

L’affluenza, infine, ha fatto registrare un calo tutto sommato moderato rispetto al 2008, passando dal 63% al 57%. Proprio questo dato può essere considerato il più allarmante per la coalizione della Merkel: la sconfitta amburghese non può essere giustificata solo in termini di rifugio nell’astensionismo. Un crollo di 20 punti percentuale implica necessariamente una fuga verso altri partiti, complicando in maniera molto seria le necessarie operazioni di recupero che la CDU dovrà mettere in atto per presentarsi ai prossimi appuntamenti elettorali senza subire altre sconfitte di analoghe proporzioni.

Come si vede dall’immagine, il Parlamento regionale è in mano alla SPD, che ha conquistato 62 seggi. La maggioranza assoluta raggiunta dalla formazione di centrosinistra, tuttavia, è risicata (appena un seggio), quindi in realtà la soluzione più probabile è comunque una coalizione rosso-verde.
In realtà, dietro questa scelta, vi sarebbero anche calcoli politico-elettorali importanti: seppupre in questa tornata elettorale siano apparsi in affanno, i Grünen restano un partito chiave in molti lander quali Bremen o il Baden-Württemberg, e incrinare i rapporti tra le due forze di centrosinistra, per di più in presenza di programmi elettorali abbastanza compatibili, in nome di un’autosufficienza neppure così solida, sarebbe un puro suicidio politico.

Da non sottovalutare, infine, gli effetti sul Bundesrat: come conseguenza di queste elezioni tre elementi, di colpo, passano dalla maggioranza all’opposizione, riducendo la maggioranza pro-governo federale da 34 elementi a 31, in virtù di una maggioranza assoluta di 35. Al contrario gli elementi contrari al governo salgono a 24, mentre i neutrali restano 17. Il prossimo appuntamento è il 20 marzo, con le elezioni in Sachsen-Anhalt, un land da quattro parlamentari nel Bundesrat. Qui governa una coalizione CDU/SPD, cosa che posizione il land tra i neutrali.
Gli ultimi sondaggi della Infratest Dimap, risalenti a gennaio 2011, mostrano la CDU come primo partito tallonata dalla Linke; a distanza la SPD, mentre Grünen e FDP lottano per superare la soglia di sbarramento. La conventio ad excludendum nei confronti della Linke, unita al fatto che, essendo la sinistra estrema al di sopra della SPD come preferenze, avrebbe il diritto ad esprimere il governatore in un’eventuale coalizione rossa, rendono quasi certa la riedizione dell’alleanza CDU/SPD.
Alla SPD spetterà il difficile compito di capire se per i Tedeschi la Linke è ormai sdoganata ed è considerabile alla stregua di tutti gli altri partiti, oppure se il suo abbraccio in Sassonia rischia di strangolare le ambizioni del partito di Gabriel.

Matteo Patané

(Blog dell’autore: Città Democratica)