Elezioni europee 2019: risultati e indiscrezioni ore 21. Pd supera M5S?
Elezioni europee 2019: importante test elettorale per le principali forze politiche del Paese. Tutte le sfide racchiuse nel voto di domenica 26 maggio.
Elezioni europee 2019: sino alle ore 23 urne aperte e operazioni elettorali in corso dalle ore 7. Da 15 giorni e sino a che non saranno chiusi i seggi è in vigore il divieto di pubblicazione di qualsiasi rilevazione sulla volontà degli elettori.
Elezioni europee 2019, aspettative sul voto
Nel pieno rispetto della normativa l’unico elemento di cui è possibile dare notizia riguarda aspettative e umori che è possibile raccogliere dai quartier generali delle principali forze politiche.
Perché già prima dei risultati (vi invitiamo a seguire la diretta di Termometro Politico) è possibile fissare alcuni elementi intorno ai quali si concentra la sfida delle elezioni europee. Soprattutto in chiave nazionale sono tantissime le sfide nelle sfide che stasera avranno delle risposte certe. E delle possibili conseguenze.
Elezioni europee 2019, rebus Lega
Il voto sarà per esempio un test per il governo in carica. Le due forze alleate di governo, M5S e Lega, potranno valutare per la prima volta il gradimento degli elettori, al netto delle elezioni regionali svoltesi nei mesi corsi.
La Lega di Matteo Salvini ed il MoVimento 5 Stelle saranno le prime due forze politiche del Paese? Insieme supereranno il 50% dei voti? Secondo molti sondaggi pubblicati prima del voto i rapporti di forza tra i due leader potrebbero essere ribaltati rispetto alle politiche del marzo 2018. Vedremo.
La Lega parte dal 6,2% delle elezioni europee del 2014. Politicamente è cambiato molto. Anzi moltissimo. Era al Governo il PD allora guidato da Matteo Renzi. Torniamo ad oggi.
La Lega sarà primo partito? Quanti voti raccoglierà al nord? Il voto sarà omogeneo al sud e nelle isole? A Roma chi sarà il primo partito? Ancora poche ore e avremo tutte le risposte. Nel partito di Salvini c’è già chi pensa di chiudere dopo il voto l’esperienza del Governo del cambiamento e dire addio all’alleanza col MoVimento 5 Stelle.
Elezioni europee 2019, il test per il governo in carica
Altro elemento fondamentale sono i rapporti di forza all’interno del centrodestra. I tre leader – Salvini, Berlusconi e Meloni – sono impegnati in prima linea in campagna elettorale. Chi dei tre raccoglierà più preferenze? La Lega andrà oltre il 30% o si fermerà prima?
Se i partiti che si sono pronunciati dichiaratamente contro l’esecutivo in carica supereranno il 50% certamente il governo ne uscirà indebolito.
Il MoVimento 5 Stelle è stata la seconda forza politica alle europee del 2014 col 21,1%, mentre alle elezioni politiche di 1 anno fa ha superato il 32% sia alla Camera che al Senato.
Nei sondaggi delle ultime settimane si è paventato per i 5 Stelle il rischio di una terza posizione. A vantaggio del Partito Democratico che riuscirebbe così a risultare il secondo partito più votato. Chiaramente si tratta solo di ipotesi. Sebbene nel MoVimento 5 Stelle ci siano molti esponenti convinti che alla fine il risultato sarà molto migliore rispetto alle attese. E la leadership di Di Maio uscirà addirittura rafforzata dal turno elettorale.
Zingaretti e Pd alla ricerca di alleati
Nel Partito Democratico c’è attesa anche per capire come gli elettori valuteranno la scelta di una lista unica con Calenda. E sarà possibile valutare il peso elettorale di scelte compiute dal neo segretario Zingaretti vedendo – tra le altre cose – quale sarà il numero di preferenze che raccoglieranno nomi come Calenda o Pisapia. O se Roberti, nome della società civile candidato come capolista nella circoscrizione del sud, riuscirà ad imporsi su tutti gli altri candidati.
C’è poi sullo sfondo un altro argomento che potrebbe rappresentare per il PD un importante elemento di valutazione per gli scenari futuri. Quanti voti raccoglieranno i potenziali alleati del PD in un ipotetico nuovo centrosinistra? Voci di corridoio, che per la verità si rincorrono a vuoto da mesi, danno come prossima la nascita di un nuovo soggetto politico di centro potenzialmente alleato del Pd sia nelle elezioni amministrative che nell’ottica di nuove elezioni politiche. Solo fanta-politica?
Rese dei conti in vista?
E a proposito di alleati Forza Italia e Fratelli d’Italia che governano insieme molte regioni italiane ci sono da registrare gli accesi scontri delle ultime settimane tra i rappresentanti dei due partiti. Tante le schermaglie: solo il frutto della campagna elettorale?
Berlusconi ha dato una accelerata negli ultimi giorni di campagna elettorale provando a stimolare il voto moderato. Meloni e Fratelli d’Italia si propongono come principale forza sovranista nazionale e soprattutto sperano di crescere sino a rappresentare – da soli con la Lega – i soggetti per governare il Paese con un rinnovato centrodestra. Non mancano mugugni in entrambi i gruppi dirigenti. In Forza Italia c’è chi è pronto a ricordare e bollare come sbagliate alcune scelte come l’esclusione dalle liste di Mara Carfagna. E in Fratelli d’Italia che chi non vede di buon occhio il ruolo delle new entries come Fitto. Come sempre dopo il voto si annunciano le rese dei conti.
In + Europa e La Sinistra inevitabilmente tutto ruota, nei conciliaboli tra i dirigenti politici, sul superamento della soglia del 4% dopo la quale è possibile eleggere propri rappresentanti al Parlamento Europeo.
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