Lui si chiama Fabrizio Maroni e ha un cognome pesante: no, non è un caso di omonimia con l’esponente della Lega. Di Roberto, Fabrizio è il figlio. Fin qui nulla di strano: la linea “dinastica” politica che persegue, ma stavolta in uno schieramento differente. Sì, perché Fabrizio Maroni si è candidato con il centrosinistra. Lozza è un paesino in provincia di Varese, dove la battaglia era tra due liste civiche: una (Comunità Comune) sostenuta dal Centrosinistra, l’altra (Lega Salvini-Lista Civica) sostenuta dal centrodestra.
I risultati sono stati a favore del candidato del centrosinistra, Giuseppe Licata, che ha ottenuto il 69,87% delle preferenze (524 voti, 7 seggi). La candidata di centrodestra Mara Rossi, invece, ha ottenuto il 30,13% delle preferenze (226 voti, 3 seggi). Nella lista di Licata c’era anche Fabrizio Maroni, 21 anni, che ha ottenuto 51 preferenze ed è entrato in Consiglio Comunale.
Le anime di Fabrizio Maroni
Prima del voto del 26 maggio, Maroni (Fabrizio) aveva ammesso di non essersi candidato contro suo padre, ma di essere una delle tante anime diverse interne alla lista civica. L’anima di Fabrizio, però, tende più a sinistra, visto che in un’intervista a Open si è dichiarato contrario ai porti chiusi, totalmente europeista e soprattutto ambientalista (“è un tema che dovrebbe interessare più la politica che i media”, ha detto). Importante anche il suo attivismo per Amnesty International, mentre con il padre condivide la passione per il Milan. Insomma, Milan a parte, temi ed elementi puramente di sinistra, anche se Fabrizio precisa che in un paesino di 1.200 abitanti le ideologie non contano più di tanto. Infine una battuta sul padre, che non lo ha rinnegato. “Lo farebbe solo se cambiassi squadra e tifassi Inter”.
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Il post su Facebook che invita all’autocritica
Una delle anime di Fabrizio Maroni è stata espressa in un post su Facebook, dove il neoconsigliere comunale critica il PD e le mancate riflessioni sull’indignazione per l’exploit della Lega. Oggetto della discussione un articolo di TPI dove si legge che più della metà degli elettori leghisti ha solo la licenza media. “L’elettore medio del Partito Comunista era plurilaureato?” si domanda. Un punto interrogativo che dà adito ad alcune riflessioni, fa suonare qualche campanello. “Pur in un mondo molto più complicato di quello di 50 anni fa, la vocazione di un partito di sinistra dovrebbe essere ancora quella di stare dalla parte di chi la terza media non ce l’ha proprio”. Ed ecco che invece di evocare l’abolizione del suffragio universale, “dovremmo chiederci perché il PD vince nei centri città ma non in periferia (seppur con delle importanti eccezioni a Milano) e magari fare quattro chiacchiere con l’amico leghista che vorrebbe solo veder sparire tutti i migranti del Paese”. Per Fabrizio Maroni la comunicazione e l’immagine che è un partito dà di sé è fondamentale nel gioco politico e tali riflessioni potrebbero rappresentare un buon punto di partenza.
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