Infinito Leopardi compie 200 anni: testo e parafrasi della poesia
Infinito Leopardi, o meglio, l’Infinito di Leopardi compie 200 anni e per l’occasione ci sono molte iniziative di celebrazione in tutta Italia. La poesia.
L’Infinito, uno dei capisaldi della poesia italiana, è il capolavoro del poeta di Recanati, Giacomo Leopardi, che scrisse questa poesia ben 200 anni fa. E proprio per l’occasione sono previsti eventi celebrativi su tutto il territorio, con il Miur che ha dedicato un evento particolare proprio per questa ricorrenza. Più di 2.800 studenti, fa sapere il Miur, prenderanno parte con il ministro Bussetti e Olimpia Leopardi a una lettura collettiva della poesia per festeggiare il bicentenario della sua stesura. L’evento si terrà nella Piazzuola del Sabato del Villaggio, dove c’è la casa del poeta marchigiano, e il Miur pubblicherà tutto in una diretta Twitter, dove l’hashtag è chiave è il seguente: #200infinito. L’evento si è tenuto alle ore 11.30, ma anche sul resto del territorio italiano (e perfino fuori confine) si terranno eventi dedicati al bicentenario.
L’Infinito di Giacomo Leopardi: il testo della poesia
Ecco il testo integrale della poesia L’Infinito, scritta da Giacomo Leopardi 200 anni fa.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, intermianti
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormire tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
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Infinito Leopardi: parafrasi e commento
Leggere, prima. Ascoltare, dopo. La versione recitata da Vittorio Gassman, forse, è la migliore. Ascoltarla a occhi chiusi e capirne, ulteriormente, il senso.
Leopardi affronta in questa poesia tanti temi che ruotano attorno a tre macroconcetti principali: la natura, lo spazio e il tempo. Condisce in questi 15 endecasillabi sciolti una importante serie di figure retoriche al fine di far sentire ciò che lui vede, ricorda, vive.
Il colle dell’inizio è caro al poeta, certifica e quasi legittima il limite della condizione umana, anche se non gli permette più di guardare verso l’orizzonte, ovvero l’andare oltre alla condizione umana, bloccato ai suoi occhi. Ma non alla sua mente, perché l’immaginazione non ha confini e allora cosa c’è al di là di quel colle? Cosa si rivela oltre quell’orizzonte, linea immaginata e forse immaginaria? Silenzi e profondissima quiete che sconfinano oltre la percezione umana, quasi intimoriscono, come può intimorire qualcosa che non finisce mai. E allora si mescola la percezione del tempo, dei ricordi, le vite del passato, quelle che ancora devono giungere, quelle che sono ora e adesso, nel momento presente. Un suono di natura, come i fruscii delle piante mosse dal vento. Questo è l’Infinito, un dolce mare nel quale il poeta si perde dolcemente.
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