La grande (e inconsapevole) lezione di mia nonna

Pubblicato il 28 Maggio 2019 alle 18:13 Autore: Nicolò Zuliani
La grande (e inconsapevole) lezione di mia nonna

Mia nonna ha 97 anni ed è lucidissima.

Ha parecchi acciacchi con cui convive, ha fatto una cosa tipo sei o sette microinfarti, ma per il resto continua a spignattare felice. Il suo unico tallone d’achille sono le orecchie: è sorda come una tellina, i suoi apparecchi acustici sono datati e non ha mai voluto cambiarli. Il problema è che vive a Venezia e comunica con gli altri parenti solo via telefono.

Le possibilità che lei senta quello che diciamo è tipo vincere alla lotteria. L’apparecchio dev’essere perfettamente allineato con la cornetta, basta mezzo millimetro e non sente più nulla. Lei sa questa cosa, e muove la cornetta a cerchio uso operatore radio del 1920; appena le sembra di sentire qualcosa, si ferma.

Papà questa cosa non l’ha mai capita.

Si telefonavano, lui la ascoltava, poi prova a rispondere. Mia nonna non sentiva nulla e continuava a parlare lei, lui s’incazzava perché credeva di essere interrotto e alzava la voce. Dopo dieci minuti che mia nonna parlava da sola, pur avendo oltre novant’anni, capiva che c’era qualcosa che non andava e cominciava a muovere la cornetta.

Solo che dall’altra parte c’era mio padre oramai incazzato come una bestia che urlava MAAAAAMMAAAAAAA DEVO PARLARE IOOOOOOOO e dall’altra parte mia nonna muoveva la cornetta in cerca di ricezione, ma le arrivavano solo improvvise vocali tipo l’effetto Doppler dei clacson quando guidi.
«Figliolo? Stai dicendo qualcosa, figliolo?»
«CODIii»
«…eh? Come?»
«òOò»

AAAAAAAMMMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Lui riagganciava paonazzo ed esausto, imprecando perché non lo ascoltava quando parlava. Era vecchio pure lui, porello. Quando si invecchia si torna bambini e si bisticcia con rinnovato rancore, mentre gli adulti imparano a scrollare le spalle.

Tutto questo mi torna in mente quando mia nonna vuole sapere gli aggiornamenti sul mio matrimonio e io ho imparato a ripetere parole semplici più volte, tipo “lista lista nozze nozze fatta fatta”. Non provo nemmeno a fare una conversazione, se lo faccio devo mettere giù perché mi torna in mente mio padre che sbraitava madonne e mi scasso dalle risate.

Giusto ieri mi sono reso conto che è una perfetta allegoria di come la gente dovrebbe usare i social network. Ricevere senza protestare contenuti, immetterne di propri in forma semplice, ignorare qualsiasi tentazione di rissa, prenderla con filosofia, discutere solo di persona, chiudere il microfono quando ti viene da (de)ridere.

È curioso, essere adulti.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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