Pensione di vecchiaia o Quota 100, quando conviene dimettersi
Pensione e quota 100: come funziona, in sintesi, il meccanismo? Quando è opportuno e comunque, entro quando, dimettersi ?
Facciamo chiarezza su quando, per un lavoratore, può essere più opportuno dimettersi per la pensione, anche alla luce della recente introduzione della cosiddetta quota 100. Di seguito gli opportuni dettagli in merito.
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Pensione e quota 100: di che si tratta?
Preliminarmente – è giusto richiamare, quanto meno in sintesi – la novità relativa alla cosiddetta quota 100, misura cardine della legge di Bilancio 2019. Essa, secondo le intenzioni dell’attuale governo, è mirata a contrastare gli effetti della riforma Fornero delle pensioni. La quota 100 è applicata dal 2019 (in via sperimentale fino al 2021), e ha la caratteristica di consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che vantano almeno 38 anni di contributi, con un’età anagrafica minima di 62 anni. Quindi chi si voglia accingere alle dimissioni per pensione, è opportuno tenga ben presente questa recente novità e il diritto che introduce.
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Dimissioni: perché? entro quando?
Come anche ricordato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, affinché il lavoratore possa ricevere il reddito da pensione di vecchiaia (ma anche anticipata o di anzianità), occorre che cessi l’attività lavorativa che ha condotto a maturare i requisiti per la pensione, e ciò fino alla data di decorrenza del trattamento pensionistico in oggetto. La Suprema Corte ha infatti chiarito che il dovere di interrompere l’attività lavorativa dipendente è legato appunto alla finalità della pensione, vale a dire a coprire lo stato di bisogno conseguente al termine del rapporto di lavoro. In caso di lavoro autonomo o parasubordinato, la normativa attuale non impone alcun obbligo di concludere la propria attività professionale.
A questo punto è lecito domandarsi quando è più opportuno presentare le dimissioni o comunque entro quando farlo. Tenendo ben presenti anche le novità legate all’introduzione di quota 100. Pertanto, le dimissioni per la pensione, in caso di lavoro presso azienda privata, dovranno essere presentate al datore di lavoro considerando, sempre e comunque, il periodo di preavviso, indicato nel contratto collettivo.
In caso, invece, di dimissioni del lavoratore subordinato presso un’amministrazione o ente pubblico, l’interessato dovrà fare riferimento alle regole sulla tempistica, appositamente previste dalla PA. Comunque, sia che si tratti di lavoro alle dipendenze di un privato, sia che si tratti di lavoro alle dipendenze della PA, ai fini dell’ottenimento della prestazione pensionistica, l’INPS controllerà che l’attività sia effettivamente terminata, al momento della decorrenza della pensione (rileva insomma il suddetto “stato di bisogno”). In conclusione, oggi la quota 100 è una utile opportunità per chi ormai non più giovane e con molti anni di lavoro alle spalle, intende uscire dal mondo del lavoro con una pensione anticipata. Ciò però tenendo a mente le puntualizzazioni della Cassazione sopra accennate.
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