La flat tax si farà: lo dice da tempo il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Lo ripete, ora, anche il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio. I risultati delle ultime elezioni europee 2019 hanno di fatto ribaltato gli equilibri di potere ai vertici governativi, con la Lega che ora può vantare praticamente il doppio dei consensi rispetto al suo alleato di governo. Alleato che, in questi mesi di legislatura, non sembra aver avuto l’appeal comunicativo sbandierato dalla Lega e, in primis, dal suo leader Salvini. Anche per questo Di Maio, consapevole che il governo proseguirà anche con gli equilibri mutati, mette sul tavolo delle cose da fare la flat tax. E tra le priorità, per dare una impronta M5S, anche il salario minimo. Per la tassa piatta servono però 30 miliardi di euro. L’accordo c’è, le risorse andranno trovate.
La reazione di Di Maio ai risultati delle europee
Nel primo pomeriggio di lunedì 27 maggio Luigi Di Maio è uscito allo scoperto. È stato l’unico tra i leader politici a non aver pronunciato reazioni subito dopo l’ufficializzazione del voto italiano. Ha preso tempo per riflettere, dopo la dolorosa débacle, ma le conseguenze sono state importanti. “Le elezioni sono andate male”, ha confessato. “Abbiamo preso una lezione da chi non ci ha votato”. L’astensionismo al Sud è stato fondamentale per decretare la sconfitta dei 5 Stelle, ma forse anche con quei voti gli equilibri sarebbero mutati e il copione sarebbe stato lo stesso. A mancare, molto probabilmente, è stata una valida comunicazione. “La nostra gente si è astenuta, è chiaro”, ha detto. “C’è ancora tanto da fare, tante persone che attendono, promesse da mantenere e da realizzare”.
Elezioni europee: il flusso di voti tra 2018 e 2019
La flat tax 2020 adesso è una priorità dei 5 Stelle
E allora via alla flat tax, priorità sul tavolo del governo. Il prossimo step sarà un vertice governativo per tenere fede alle promesse fatte agli italiani. E dopo Quota 100 e il reddito di cittadinanza, ora toccherà a flat tax e salario minimo. Anche se nell’ordine gerarchico Di Maio pone prima il salario minimo, misura voluta dai 5 Stelle, per rivendicare un po’ di quell’orgoglio venuto a mancare gli ultimi giorni. “Mettiamoci al tavolo per fare il salario minimo e la flat tax, prima lo facciamo meglio è”. Servono 30 miliardi per varare la “tassa piatta” e il leader pentastellato ha affermato che il ministro Tria ha già rassicurato sulle risorse: “Ha detto che i soldi per fare la flat tax ci sono. E allora facciamola, io ci sono”.
Flat tax: servono 30 miliardi di euro
A parlare di 30 miliardi è stato proprio Matteo Salvini in una diretta su Facebook. “30 miliardi di euro, questa è la proposta documentata centesimo per centesimo che siamo pronti a portare in Consiglio dei Ministri e in Parlamento”. Cifre che sono conseguenza di uno studio della Lega. Ma Di Maio continua a rivendicare la paternità di alcune misure: “Siamo noi ad aver proposto decreto Sanità, salario minimo e la riduzione delle tasse e del cuneo fiscale per imprese e dipendenti”. Le tensioni, seppur più smorzate, ci sono ancora, ma l’unica soluzione per il M5S di proseguire al vertice del governo, per il momento, è quella di assecondare le esigenze del primo partito italiano.
Luigi Di Maio si mette in discussione
È invece notizia di questa mattina il voto nel M5S su Di Maio, che in un post su Facebook ha chiesto ai suoi elettori di confermarlo tramite il voto sulla piattaforma Rousseau. “Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi a esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato. Nelle ultime 48 ore hanno detto di tutto contro di me. Dichiarazioni di ogni tipo da ogni parte. Ho letto anche i vostri tantissimi messaggi. Alcuni di incoraggiamento, altri che mi hanno fatto riflettere. E di questo vi ringrazio”. Di Maio parla poi di diritti e doveri da cui non può fuggire nessuno. “Non mi sono mai sottratto ad alcuna responsabilità e in questi anni ci ho sempre messo la faccia. Prima di ogni altra decisione, oggi ho anche io il diritto di sapere cosa ne pensate voi del mio operato. Voglio sentire la voce dei cittadini che mi hanno eletto capo politico qualche anno fa. Quindi a voi la parola”, ha concluso.
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