Rocco Acerra (28 anni), Bruno Balli (50 anni), Alfons Bos (35 anni), Giancarlo Bruschera (35 anni), Andrea Casula (10 anni), Giovanni Casula (44 anni), Nino Cerullo (24 anni), Willy Chielens (41 anni), Giuseppina Conti (17 anni), Dirk Daeneckx (38 anni), Dionisio Fabbro (51 anni), Jacques François (45 anni), Eugenio Gagliano (35 anni), Francesco Galli (25 anni), Giancarlo Gonnelli (45 anni), Alberto Guarini (21 anni), Giovacchino Landini (50 anni), Roberto (31 anni), Barbara Lusci (58 anni), Franco Martelli (22 anni), Loris Messore (28 anni), Gianni Mastroiaco (20 anni), Sergio Bastino Mazzino (38 anni), Luciano Rocco Papaluca (38 anni), Luigi Pidone (31 anni), Benito Pistolato (50 anni), Patrick Radcliffe (38 anni), Domenico Ragazzi (44 anni), Antonio Ragnanese (29 anni), Claude Robert (27 anni), Mario Ronchi (43 anni), Domenico Russo (28 anni), Tarcisio Salvi (49 anni), Gianfranco Sarto (47 anni), Amedeo Giuseppe Spolaore (55 anni), Mario Spanu (41 anni), Tarcisio Venturin (23 anni), Jean Michel Dalla (32 anni), Claudio Zavaroni (28 anni).
Sono questi i nomi delle 39 vittime della strage dell’Heysel, avvenuta nel tardo pomeriggio del 29 Maggio 1985, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, all’epoca le due squadre più forti d’Europa.
Sono le 39 vittime che, molto spesso, vengono scomodate da qualche tifoso (che tifoso non è) con scritte offensive e che hanno avuto la colpa, se così si può chiamare, di trovarsi in uno stadio fatiscente, con servizio di sicurezza scarso, per non dire inesistente, e in balia di una marea rossa di Hooligans ubriachi e violenti
A 34 anni di distanza dalle 19:20 di quella maledetta giornata, pronunciare, scrivere, ricordare i nomi di chi in quel luogo ha trovato la morte fa ancora male, come 39 pugni sullo stomaco. Il ricordo, tuttavia, è anche utile a riflettere e interrogarsi sul perché di una tragedia senza senso, di una ferocia inaudita, che ha scritto una delle pagine più nere della storia del calcio.
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Strage dell’Heysel: cosa è successo Mercoledì 29 Maggio 1985
Le strade di Bruxelles (Belgio), quel Mercoledì di metà anni ottanta, brulicavano di tifosi di Juventus e Liverpool, le due squadre che avevano raggiunto la finale della più importante manifestazione calcistica europea per club.
Gli Hooligans – erano conosciuti con questo nome i pericolosi ultras inglesi – affollavano i locali della Grand Place e, già nel primo pomeriggio, erano abbastanza alticci.
Lo stadio Heysel, teatro della finale, era già stracolmo alle 18:30 e il colore rossastro del tramonto, mischiato al rosso accesso delle magliette dei tifosi inglesi, dava un colpo d’occhio eccellente per quella che doveva essere una grande festa.
Purtroppo, i sostenitori del Liverpool, occupanti i settori X e Y dello stadio, sfondarono le fatiscenti reti di confine- a detta di molti, simili a quelle di un pollaio – del settore Z, occupato dai tifosi juventini che, per la paura, indietreggiarono verso il muro di contenimento.
Prima di descrivere ciò che successe dopo è bene fare una precisazione: gli ultras bianconeri occupavano il lato opposto dello stadio – settori O, N, M -, le tribune centrali, insieme al settore Z, erano destinate a spettatori neutrali proprio per evitare scontri violenti. Tuttavia, alcune agenzie di viaggi vendettero ai tifosi italiani, soprattutto ragazzi e famiglie, i biglietti per quel settore.
Alla paura manifestata dagli italiani per la furia degli inglesi, questi risposero con maggiore violenza. I quattro poliziotti che furono posti a metà tra le due tifoserie, manganellarono i sostenitori juventini che, nel tentare la fuga, provarono a riversarsi in campo.
Molti morirono schiacciati dal peso della folla, altri precipitarono nel vuoto: nel giro di un’ora, i morti furono 39 con 600 feriti.
La RAI iniziò il collegamento intorno alle 20:15, i capitani delle due squadre, Scirea e Neal, lessero un comunicato, nelle rispettive lingue alle rispettive tifoserie per invitare alla calma e al soprassedere eventuali provocazioni. Bruno Pizzul, sgomento, nelle maniera più formale e delicata possibile, diede la tragica notizia della tragedia.
Alla fine, quella maledetta finale venne giocata. La decisione dell’UEFA venne portata avanti per evitare sicure ritorsioni degli ultras italiani fuori dallo stadio.
Alle 21:40, le due squadre scesero in campo. Alla fine fu la Juventus, con un rigore più che dubbio trasformato da Platini, ad aggiudicarsi la Coppa. I giocatori, che non erano al corrente dell’accaduto, esultarono come se nulla fosse successo. Solo dopo, venuti a sapere, chiesero pubblicamente scusa.
La notte dell’Heysel segnò la vittoria della prima Coppa dei Campioni della storia bianconera ma, molti giocatori di quella squadra – tra cui Tardelli, Scirea e Cabrini – affermarono in seguito e più volte, di non avere mai vinto quel trofeo.
Il ricordo della Juventus, del Liverpool, del Torino e di Trapattoni
Sul proprio sito, la società bianconera ha ricordato le vittime – 32 italiani, 4 francesi, 2 belgi, 1 irlandese:
“In quel maledetto 29 Maggio 1985 l’attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 Maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori”.
Giovanni Trapattoni quella sera sedeva sulla panchina della Juventus. Il Tra ha scritto così su Twitter:
“Non si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare”.
Anche Torino e Liverpool si sono uniti alla commemorazione.
Il club granata ha ricordato con un tweet la tragedia:
“La memoria è tesoro e custode di tutto”, con allegata la foto della lapide in memoria delle vittime posta proprio all’ingresso dell’Heysel (ora Stadio Re Baldovino) e gli hashtag “Heysel” e “respect”.
Il Liverpool ha posto dei fiori presso la lapide che ricorda i nomi di chi è andato via quel lontano giorno, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish di Anfield. Sul proprio sito, i Reds, tramite la loro responsabile comunicazione Susan Black, hanno fatto sapere:
“Oggi è un giorno importante, ricordiamo la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata. Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso la vita”.
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