Elezioni anticipate Italia: Pd pensa a Sala candidato premier
Indisponibili a governi tecnici e accordi, in caso di crisi di governo il Partito democratico chiederebbe elezioni anticipate. Il segretario vuole Sala
Dopo il timido successo conquistato alle elezioni europee nel Partito democratico si discute sui prossimi step. Se, come ampiamente auspicato da Nicola Zingaretti, si dovesse andare a breve ad elezioni anticipate il Pd potrebbe proporre come candidato premier il sindaco di Milano Beppe Sala.
Per il segretario dem l’ultimo mese di campagna elettorale ha fatto emergere delle fratture insanabili all’interno dell’esecutivo che hanno paralizzato l’azione di governo. Fratture che non potrebbero essere affrontate se non ridando la parola ai cittadini. Indisponibili a un accordo con il Moviomento Cinque Stelle, del resto sempre meno probabile dopo il voto europeo, e contrari a un governo tecnico, in caso di crisi i dem chiederebbero al Capo dello Stato nuove consultazioni. E per affrontarle potrebbero scegliere di puntare tutto su Beppe Sala.
Le stesse elezioni europee, del resto, hanno consegnato al primo cittadino di Milano un risultato importante. Nel Nord fagocitato dalla Lega di Matteo Salvini, la sua Milano ha votato nettamente a favore del Partito democratico, simbolo di un’esperienza amministrativa apprezzata dai cittadini.
Il modello Milano, frutto della staffetta Pisapia- Sala, funziona e a largo del Nazareno ci si inizia a chiedere se possa essere proposto su scala nazionale con una candidatura dell’ex manager di Expo.
Elezioni anticipate e il futuro del sindaco di Milano
Se l’orizzonte di elezioni anticipate dovesse concretizzarsi, quindi, la prossima sfida interna del partito prenderebbe la forma delle primarie di coalizione per scegliere il candidato premier in grado di rappresentare non solo i dem ma il fronte più ampio voluto da Zingaretti. Fronte che andrebbe da +Europa alla Sinistra, passando per i Verdi.
Per il momento il sindaco di Milano fa sapere che la sua prima opzione è restare nel capoluogo lombardo per un secondo mandato. Ma, se il contesto dovesse mutare, non esclude nuovi sviluppi, purché in politica. Magari, muovendosi da Milano a Roma.
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