Quanti lavorano in Italia ed Europa nel settore della conoscenza? – Infografiche
Sono troppo pochi coloro che lavorano nell’ICT e nel settore della conoscenza in Italia. E quel che è peggio è che il numero non aumenta.
Si tratta dei settori chiave per lo sviluppo economico di un Paese, quelli che pagano meglio e i meno destinati ad essere messi in crisi dallo sviluppo tecnologico. Sono quelli dell’ICT e in generale dei servizi della conoscenza, dalla ricerca e istruzione, alla medicina, a tutti quelli in cui secondo la definizione di Eurostat più di un terzo di lavoratori impiegati ha una laurea.
E in Italia non siamo messi bene. Lo vediamo nell’infografica, in cui è possibile scegliere il settore, ICT, o i servizi ad alta intensità di conoscenza o quelli a bassa densità, e naturalmente il Paese.
In media nella UE il 40,3% dei lavoratori è occupato nei servizi ad alta intensità di conoscenza, e il 4,1% nell’ICT.
In Italia le due percentuali sono 34,6% e 3,5%. Nel Regno Unito 49,7% e 4,8%. In Germania 40,7% e 4,2%. Meno che in Francia, dove il 46,1% lavora nei servizi knowledge intensive.
L’Italia guardando questi dati assomiglia più ai Paesi dell’Est, dove si scende circa al 30%, che a quelli dell’Europa Occidentale.
E guardando ai pochissimi laureati potrebbe andare ancora peggio se non fosse che molti senza laurea non sono neanche occupati nel nostro Paese e quindi sono meno i luoghi in cui sono maggioranza.
Nel settore della conoscenza i posti non aumentano – infografiche
Simmetricamente sono di più nel nostro Paese coloro che lavorano in servizi a bassa conoscenza, con meno forza lavoro laureata.
Sono il 35,5%, contro una media del 31,1% e circa il 30% in Francia, Regno Unito, Germania.
E negli ultimi 10 anni non vi sono stati molti cambiamenti, si è passati in Italia dal 33,6% di impiegati nei settori con più laureati al 34,6% del 2018.
In media nella UE si è andati dal 36,9% al 40,3%. Con buoni progressi soprattutto a Est, o in Spagna, dove dal 30,9% si è arrivati al 35,8%. E persino in Grecia. Dal 32,5% al 36,4%. Seppure concentrati negli anni prima della grande crisi economica. Incrementi, anche se su numeri più piccoli, anche per il settore ICT.
C’è ancora molto lavoro da fare per recuperare, ma è assolutamente necessario.