Dopo mesi di voci che si sono susseguite, da stamattina Luciano Spalletti non è più l’allenatore dell’Inter. Il tecnico toscano ha infatti trovato l’accordo con il club nerazzurro per una risoluzione anticipata di contratto, che lo porterà probabilmente a ricevere una lauta buonuscita.
Ora si attende solo l’ufficialità dell’insediamento di Antonio Conte, per far partire un nuovo ciclo con obiettivi sempre più alti. Ma queste due stagioni sotto la guida di Spalletti come sono andate?
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Il resoconto dell’era Spalletti
Arrivato nell’estate 2017 reduce dalla seconda esperienza alla Roma, Luciano Spalletti è stato portato all’Inter per un solo motivo: tornare in Champions League. Obiettivo raggiunto in entrambi gli anni seppur a fatica, soprattutto quest’anno vista la rosa avuta a disposizione.
L’Inter 2017/2018 era infatti formata da una rosa molto corta che ha portato il tecnico di Certaldo ad utilizzare praticamente sempre gli stessi undici forzatamente. Molto importanti le “redenzioni” di giocatori finiti ai margini del progetto, tra cui Marcelo Brozovic, diventato perno del centrocampo nerazzurro nell’inedita posizione di regista basso. A gennaio fu importantissimo l’innesto di Rafinha, giocatore capace di rifornirsi di palloni dal centrocampo e portarli in attacco, dove Mauro Icardi ha vissuto mesi di aiuto ancora maggiore in fase realizzativa.
Quest’ultima stagione ha visto un’Inter rafforzata sicuramente dal mercato, ma alla quale è sempre mancato qualcosa. Dalla partenza con l’etichetta di Anti-Juve, la squadra meneghina ha vissuto nove mesi travagliati sotto tanti aspetti. Quelli comportamentali hanno sbilanciato lo spogliatoio, partendo dal caso Nainggolan, passando alla querelle legata a Perisic fino a quella ormai stra-nota di Icardi. L’eliminazione nei gironi di Champions League ha portato a mesi di crisi mediatica e non solo, nonostante la classifica abbia sempre sorriso all’Inter, rimasta sempre e comunque in orbita Champions. Alla fine però, alla loro maniera è arrivata anche quest’anno la qualificazione nella massima competizione europea per club, anche se forse ancor più risicata rispetto alla passata stagione.
I pro della gestione spallettiana
Uomini forti, destini forti. È l’ormai noto motto di Luciano Spalletti, assieme all’hashtag #senzatregua che ha contraddistinto le sue (poche) foto social durante l’esperienza con la Beneamata.
E difatti ha dimostrato di essere un uomo forte. Spesso messo in discussione – anche quando le cose andavano per il meglio – ha trascinato per i capelli uno degli spogliatoi più difficili a raggiungere l’obiettivo entrambe le stagioni, rafforzando diversi giocatori dandogli fiducia anche quando probabilmente non se la sarebbero meritata, dimostrando così di saper lavorare bene anche mentalmente. Per un’Inter che la Champions la guardava da casa dal 2012, sicuramente questi due quarti posti consecutivi sono fondamentali per la ripartenza anche economica del club.
Importante anche l’aver difeso e messo sempre al primo posto l’Inter come collettivo, nel bene e nel male. E questa non è assolutamente cosa scontata, specie considerando il non aver mai fatto parte del mondo interista prima di due anni fa.
I contro della gestione spallettiana
Spalletti ha però alcune alcune colpe, che non son sicuramente l’enorme numero di quelle messe in campo dai più critici nei suoi confronti. Il gioco è venuto a mancare in tantissime occasioni, con un’Inter che spesso si è avvolta nella sua stessa manovra, lenta e prevedibile.
Questo soprattutto nelle ultime settimane, quando la squadra è sembrata spaesata e scesa in campo con un atteggiamento, se vogliamo, da molti ritenuto irritante, quasi fosse già in vacanza. Ma in quel caso la colpa è anche (e forse soprattutto) di chi va in campo demotivato.
L’aspetto caratteriale è sempre stato un limite di Spalletti. La gestione finale del caso Icardi è stata infatti sbagliata, considerando che l’argentino è stato reintegrato in toto dai vertici del club, prima che dall’allenatore. Inoltre, il voler puntare a tutti i costi su determinate scelte di formazione ha fatto storcere il naso a molti.
I risultati nelle coppe non sono stati sicuramente buoni. Se uscire in Champions si può considerare un rimpianto – nonostante il girone di ferro e come tutto era iniziato – in Europa League occorreva fare sicuramente meglio. L’uscita agli ottavi contro l’Eintracht, ha infatti indisposto ulteriormente l’ambiente. Idem per la Coppa Italia, spesso snobbata da molti ma che possiede anch’essa una sua importanza, specie per chi non vince trofei ormai da diversi anni.
I risultati finali della gestione Spalletti
Per concludere, il bilancio della gestione Spalletti racconta di un totale di 90 match in cui i nerazzurri hanno ottenuto 46 vittorie, 24 pareggi e 20 sconfitte, segnando 149 gol e subendone 83. In totale, dunque, 1.80 punti a partita.
Parliamo dunque di numeri assolutamente rispettabili, soprattutto mettendoli a paragone con quelli delle gestioni a partire dal post Mourinho. Quello spallettiano è stato un biennio positivo e molto importante, nonostante le critiche piovute e a volte – come detto – assolutamente immeritate.
Ora spetta ad Antonio Conte raccogliere l’eredità e far proseguire speditamente il processo di crescita di un’Inter che sembrerebbe aver ripreso finalmente a marciare per la sua strada.
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