Ode al suffragio universale
Gli stimaticolleghi e gli intellettuali si lanciano in deliziosi epiteti sugli italiani che non hanno votato dal centrosinistra in poi. Sono cittadini subalterni, intontiti, incapaci di riflettere e ignoranti. Analfabeti, razzisti e fascisti che credono la Terra sia piatta, i vaccini uccidano e quel che è peggio, magari sono pure cattolici. Ho già scritto più volte cosa penso di questa retorica; credo che esperimenti come questo andrebbero fatti a ripetizione. Guardatelo.
Vaffanculo i click, i tempi televisivi, le risse per fare audience. Se fossero stati sui social o in TV si sarebbero messi a urlare e insultarsi dicendo le peggio cose; loro e gli spettatori avrebbero finito ancora più arroccati nelle loro convinzioni. Guardate questo capolavoro della Heineken, per cui mi commuovo ogni volta che lo guardo – giuro. Non è un’alternativa: è l’unica strada che ci ha fatti evolvere dalle bestie.
“Stai di nuovo difendendo i…”
Oh, che palle.
Proviamo a dirla così: gli elettori di centrodestra vengono criticati perché riguardo a immigrazione, clima e politica “parlano di ciò che non sanno”. Può essere, ma è esattamente quello che fa chi li accusa. Leggendo i dati per zona delle amministrative 2018 e quelli delle europee 2019, chi detesta Salvini e il M5S vive in centro storico, ha un reddito medio alto, cultura elevata, uno o nessun figlio e spesso un patrimonio immobiliare: è sicuro di sapere di cosa parla, quando spiega come votare a gente che sta in periferia, nelle case popolari, in provincia, in campagna, ha un reddito basso, non ha studiato né ha i mezzi per farlo e ha tre figli?
Che roba contessa, han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti? Ridere degli analfabeti risale all’alba dei tempi, questo non significa smettere di considerarli cittadini, o peggio, esseri umani. Spesso sono madri e padri di famiglie numerose che a loro modo tirano avanti. Hanno idee diverse dalle nostre: e allora? Danimarca, All that we share.
Gli intellettuali mettono in discussione il suffragio universale.
È una cosa che ho pensato anch’io, anni fa, col trionfo del M5S. Verso Grillo ho una disistima profonda. Poi ho letto una cosa: «Disgraziatamente ognuno è portato a confondere il proprio “particulare” con l’interesse nazionale e quindi a trovare orribile che sia la legge del numero a decidere; è certo miglior cosa diventare élite per decreto. Non si tratta pertanto di chi ha molto intellettualmente che si sente ridotto al livello dell’ultimo analfabeta, ma di chi presume di aver molto, e che vuole togliere all’uomo qualunque anche quella frazione infinitesima di potere che egli possiede nel decidere sul corso della vita statale». Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, quaderno XIII.
Ha ragione lui, e ho sbagliato io.
Tutt’oggi del M5S penso il peggio possibile, li cogliono quando capita, rido dei meme su Candy Candy Forza Napoli. Ma non so da che contesti è partita la gente che li vota. Non so in che situazione sono nati, che scuole avevano a disposizione o quali alternative. Ricordate l’orrore di parco Verde? Era una storia talmente squallida che è passata via in fretta, forse perché di mezzo non c’erano immigrati, o magari perché a nessuno piaceva sapere cosa succede fuori dalla circonvallazione.
Ma è l’Italia di Ettore Scola.
Davvero gli intellettuali pensano che quelle non siano esseri umani? O che non abbiano diritto di voto? O che possano votare per gli stessi politici che votano loro? Il trionfo di Salvini possiamo credere sia dovuto alla filter bubble (anzi no, non esiste) o all’algoritmo magico; tanto quanto per la vittoria di Berlusconi incolpavamo le TV. Possiamo gridare fascista-razzista a chiunque, coniare nuovi –ismi tipo berlusconismo, populismo, sovranismo, ma serve solo a proclamare alla nostra cerchia aristocratica che siamo parte di loro e diversi dalla suburra che rifiuta di essere sfruttata o di vivere nel degrado. O nella disperazione. E che vorremmo spazzare via, ma poi non avremmo chi ci porta il cibo a casa o ci fa la revisione della caldaia.
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