Le fragilità del sistema economico-finanziario italiano non sono più preoccupazione solo della nostra politica. Dal 28 Maggio il Ministero del Tesoro americano ha infatti inserito l’Italia nella lista dei paesi “sotto osservazione”. Vale a dire, degli stati i cui fondamentali economici rischiano di condurre a instabilità sistemica. Insieme all’Italia sono presenti nella lista americana anche Irlanda, Vietnam, Singapore, Malesia, Germania, Corea del Sud e Giappone. Oltre che, ca va sans dire, l’arcinemico cinese. A quest’ultimo però, probabilmente per evitare di innalzare la tensione in ambito commerciale, è stata risparmiata l’accusa di manipolare la sua valuta.
Il Tesoro americano inserisce nella sua blacklist i paesi la cui economia soddisfi almeno due di tre criteri. Nell’ordine, un surplus delle partite correnti del 2%; un surplus commerciale nei confronti di Washington che superi i 20 miliardi di dollari; l’intervento attivo sul mercato valutario nazionale. L’Italia ha 32 miliardi di surplus commerciale con gli USA e un surplus delle partite correnti arrivato al 2,5% nel 2018. Washington descrive il debito pubblico italiano come una “fonte cruciale di vulnerabilità”, riprendendo precedenti osservazioni del Fondo Monetario Internazionale.
Economia Italia: cosa dice il rapporto Usa
Il Report on Macroeconomic and Foreign Exchange Policies of Major Trading Partners of the United States, di carattere semestrale, si concentra sulle politiche pubbliche e su quelle valutarie dei partner commerciali di Washington. In particolare, secondo il Tesoro statunitense l’Italia avrebbe la necessità di realizzare riforme strutturali che affrontino la già accennata questione del debito e rilancino la crescita economica. Ci si concentra anche sulla “stagnante produttività” e sull’alto “costo del lavoro”, oltre che sull’aumento degli spread nel 2018. Più nello specifico, politiche come Quota100 e Reddito di Cittadinanza sono sotto la lente degli osservatori d’oltreoceano, per il potenziale loro effetto negativo sulla tenuta dei conti.
Se questi effetti sul debito sono probabili nel breve periodo, è difficile però che in mancanza di politiche espansive ci possa essere un effetto positivo sui conti nel lungo termine. Secondo alcuni studi, come quello condotto dagli economisti Meloni e Stirati, il rapporto tra debito e PIL si è fortemente innalzato tra il 2011 e il 2014, passando dal 116% al 132%. Le politiche di austerità condotte dai governi del suddetto periodo avrebbero insomma aumentato quel rapporto che in teoria erano intenzionati a ridurre.
Economia Italia: il dibattito nel governo e nell’Ue
Il rapporto americano si inserisce nel forte scontro interno al governo, che riflette a sua volta le tensioni tra Italia ed Unione Europea. La promessa di Matteo Salvini di sforare il 3% sul rapporto debito/PIL previsto dalle regole comunitarie sicuramente non si accorda con le indicazioni che arrivano da oltreoceano. E nemmeno con le volontà del Ministro dell’Economia Tria. Il quale, nella risposta alla famosa lettera di Bruxelles dello scorso 29 maggio, aveva aperto all’ipotesi di tagliare la spesa pubblica, anche in riferimento ai provvedimenti bandiera dell’esecutivo come il RdC.
In questo contesto, sarebbe difficile approvare la Flat Tax fortemente voluta da Salvini. Nonostante per il leader leghista “tagliare le tasse a chi produce ricchezza nel paese è fondamentale per non fare esplodere il debito”, nel governo non sembra esserci consenso unanime su questa posizione. Da uno scontro sulla politica economica, potrebbe quindi derivare una crisi politica nel prossimo futuro. Crisi che potrebbe portare alla reazione dei mercati finanziari, i quali rispetto alla capacità di speculare sul debito italiano hanno già dato prova di discreta abilità nel 2011.
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