Elezioni anticipate 2019 o rimpasto di governo, cosa potrebbe accadere
Elezioni anticipate 2019 o rimpasto di governo, cosa potrebbe accadere in seno all’esecutivo? Ecco qui alcuni degli scenari più probabili.
Le parole di Conte nella conferenza stampa a Palazzo Chigi lasciano intendere che ci troviamo di fronte a un momento decisivo, per l’esecutivo giallo-verde. Dopo un lungo preambolo nel quale il primo ministro ha sviscerato dati e dettagli di questo primo anno di governo carioca, ha rimarcato l’importanza di procedere con la cosiddetta “fase 2”. Tuttavia, proprio questo radicamento delle politiche avviate nei primi 365 di governo passa attraverso la stabilità dell’alleanza tra Lega e M5S. Conte ha assicurato di non essere disposto ad andare avanti in caso di ulteriori frenate. C’è bisogno, insomma, di una fumata bianca nel prossimo Consiglio dei Ministri – con protagonisti, ovviamente, Luigi Di Maio e Matteo Salvini – per poter proseguire l’avventura da premier. Giunti al viatico, dunque, vediamo quali sono le soluzioni più o meno accreditate.
C’è già uno scoglio difficile da superare: attualmente, l’esecutivo si è impelagato sullo sblocca cantieri e sul codice anti-corruzione. La Lega ha inserito un emendamento che prevede l’entrata in vigore effettiva della norma tra 2 anni. Punto sul quale né la Lega, né i 5 Stelle, sembrano voler cedere. Nella galassia pentastellata, il malcontento cresce con il passare delle ore e la situazione si fa sempre più tesa.
Impossibile, quindi, non pensare a una delle ipotesi più accreditate del momento: le elezioni anticipate.
Elezioni anticipate 2019 a settembre ma con l’ombra della procedura d’infrazione
Una delle teorie più gettonate riguarda la possibilità di tornare alle urne subito dopo l’estate. Matteo Salvini potrebbe capitalizzare il tesoretto (o meglio, un vero e proprio patrimonio) elettorale e sfruttare l’onda lunga dell’estate: mesi nel quale si parlerà per molto, senza dubbio alcuno, di sbarchi e immigrazione, lì dove il Ministro dell’Interno gode di un assoluto predominio. C’è però il rischio – qualora si pensasse seriamente in questa ipotesi – a dover affrontare una procedura d’infrazione mossa dall’Unione con un esecutivo traghettatore. Uno status che pregiudicherebbe fortemente le capacità di negoziazione con Bruxelles. L’eventuale procedura d’infrazione e, ancor di più, il rischio di attivare le clausole di salvaguardia (compresa la più esosa e drammatica, l’incremento dell’IVA) potrebbe marchiare indelebilmente l’operato del governo gialloverde.
Più difficile pensare a elezioni a strettissimo giro di posta (dicasi luglio). Materialmente, non ci sono i tempi e convenzionalmente non si opta per chiamare gli elettori alle urne in piena estate.
Rimanendo nell’ambito degli scenari che prevedono elezioni anticipate, si potrebbe pensare anche alla fine dell’anno solare, dopo l’approvazione del documento di economia e finanza per il 2020. Scenario che, in ogni caso, è ancora abbastanza lontano nel tempo e pertanto suscettibile a notevoli incognite.
Un rimpasto di governo al posto delle elezioni anticipate
Possibile che a farne le spese di questa crisi di governo sia proprio Giuseppe Conte? Il primo ministro sembra essere ai ferri corti con i due leader politici di Lega e 5 Stelle, nonché entrambi vice-premier. L’impossibilità di risolvere la crisi interna potrebbe forzare lo stesso Conte a rimettere il proprio mandato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ovviamente, sarebbe un passaggio quasi obbligato anche in caso di elezioni anticipate – che sarebbero comunque indette dall’inquilino del Quirinale -. Tuttavia, l’ipotesi di un esecutivo giallo-verde bis non è da escludere a priori. Oltre al primo ministro, potrebbero saltare i nomi “sempre caldi” di Danilo Toninelli (Infrastrutture) e Giovanni Tria (Economia). Il primo è ormai in conflitto aperto con Salvini, mentre Tria è nel mirino di Di Maio dai tempi della prima bozza del documento di economia e finanza del 2018.
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