La sua sembrava essere una carriera da predestinato. Nel 2012 vinceva la NextGen Series – la Champions League delle squadre Primavera – con l’Inter e poco dopo subentrava al posto dell’esonerato Claudio Ranieri alla guida della prima squadra nerazzurra. Il tutto avveniva a soli 36 anni di età. Da lì in poi, Andrea Stramaccioni non avrebbe mantenuto le promesse. Ma non per colpa sua.
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La travagliata carriera di Andrea Stramaccioni
Dopo aver traghettato l’Inter al sesto posto, l’anno successivo quella dei meneghini fu una stagione davvero orribile. La partenza sotto la guida di Stramaccioni promise bene: risultati e prestazioni furono ottimi e la vittoria allo Stadium contro la Juventus in novembre – dopo quella nel derby arrivata a settembre – sembrava lanciare l’Inter verso la corsa scudetto, ma da lì in poi fu buio.
Una serie infinita di infortuni fece scivolare sempre più in basso la squadra, fino ad un nono posto finale in campionato che non ammise repliche. Viene davvero difficile pensare ad una situazione simile, con l’Inter che fu costretta a far esordire numerosi giocatori provenienti dalla propria cantera (fra i quali Benassi e Duncan) e schierare in attacco giocatori come Ricky Alvarez e Fredy Guarin complici i danni fisici delle punte.
A fine anno fu separazione inevitabile dall’Inter, che decise di ripartire da Walter Mazzarri. Successivamente, Stramaccioni allenerà Udinese, Panathinaikos e Slavia Praga. In tutti e tre i casi sono emerse diverse difficoltà in piazze difficili, come quella del Pana, club in una situazione economica deficitaria in quel periodo.
L’avventura in Iran
Ora, il tecnico romano classe ’76 riparte e lo farà con ogni probabilità dall’Esteghlal, club della prima divisione iraniana. Manca ancora l’ufficialità ma sembrerebbe ormai tutto fatto. La moglie ha pubblicato uno scatto nel paese mediorientale ed è anche trapelato che Stramaccioni andrà a firmare un contratto fino al 2022.
Ripartire da zero a soli quarantatré anni. Sembra strano a dirsi, ma per Andrea Stramaccioni questa dev’essere la giusta occasione per ricominciare daccapo dopo le esperienze sfortunate del passato. In un calcio diversissimo al nostro e lontano da quell’Europa che nel 2012 sembrava incoronarlo come nuova promessa della panchina.
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