Calcio, Serie A: 700mila abbonamenti televisivi in meno nell’ultima stagione
Dopo l’uscita di scena di Mediaset e l’avvento di DAZN per la stagione 2018/2019 gli abbonamenti televisivi per vedere la Serie A sono calati.
Non è bastato l’arrivo di CR7 la scorsa estate ai tifosi del nostro campionato: infatti, seppure la media spettatori negli stadi sia in costante crescita negli ultimi anni, gli abbonamenti televisivi per godersi le partite della Serie A sono diminuiti di 700mila unità rispetto alla stagione 2017/2018.
A rivelarlo è un inchiesta condotta dal Fatto Quotidiano che ha fornito altri dati interessanti.
L’uscita di scena di Mediaset non ha giovato a un mercato ormai saturo che nell’ultimo anno ha cercato di trarre profitti facendo leva su abbonamenti più alti. Il grafico seguente fornisce il risultato (fallimentare) di tale politica, confermando quanto detto:
CONFRONTO TRA GLI ABBONATI NEL TRIENNIO 2015-2018 (SKY-MEDIASET) E LA STAGIONE 2018-2019 (SKY-DAZN)
3 milioni e 300mila abbonamenti complessivi nell’ultima stagione, rispetto ai 4 milioni del triennio precedente (duopolio Sky-Mediaset).
L’entrata sul mercato di Perform, società britannica di media sportivi, con DAZN è costata cara: 193 milioni di euro a stagione fino al 2021 per la trasmissione di tre partite su dieci, in esclusiva, di Serie A e altri 22 milioni per l’esclusiva sulla B.
Tuttavia, nonostante queste ingenti cifre, le entrate non risulterebbero altrettanto elevate, così come il numero di seguaci: dei 3.300.000 abbonati dell’ultimo anno, quelli che hanno sottoscritto un contratto con DAZN risulterebbero 1 milione e 300mila. Di questi, solamente 300mila apparterrebbero alla piattaforma di Perform: il “restante” milione sarebbe condiviso con Sky.
Cosa è successo all’asta estiva per i diritti tv?
In un primo momento erano stati gli spagnoli di Mediapro ad accaparrarsi i diritti tv della Serie A per il triennio 2018/2021: in febbraio, infatti, avevano anticipato ai club un cifra pari a 64 milioni di euro e l’accordo prevedeva la rivendita in lotti a pay tv e operatori internet tutte le 380 partite del campionato italiano. La Lega si era detta favorevole, così come Mediaset, disposta a trattare con l’intermediario spagnolo. Soltanto Sky era contraria a tale accordo e, tramite i propri legali, aveva diffidato il maggiore organo calcistico nazionale a perseverare in tale scelta.
Il ricorso presentato da Sky in aprile e l’annullamento tramite sentenza da parte del Tribunale di Milano dell’accordo, aveva portato a una fase di stallo in cui era addirittura in dubbio la trasmissione in tv della prima giornata di campionato.
In giugno, il Colosso di Comcast presentava un’offerta di 780 milioni, accaparrandosi i pacchetti migliori e lasciando a Perform quello che prevedeva la trasmissione esclusiva di 3 delle 10 partite di Serie A che la società acquisiva per 193 milioni di euro.
Totale: 973 milioni medi a stagione per il triennio 2018-2021 – +4,3% rispetto ai 943 del triennio precedente – cifra nettamente inferiore rispetto a quella di 1 miliardo e cento milioni di euro di base d’asta. La Lega, nel frattempo, vedeva un doppio cambio al vertice.
Mediaset si era detta amareggiata per un bando che aveva considerato squilibrato e si era fatta da parte. I club non vedevano crescere di molto la vendita dei diritti tv domestici rispetto ai maggiori campionati europei.
Festeggiavano Sky, che sognava i 6 milioni di abbonati complessivi e Perform, che avrebbe trasmesso DAZN.
Un anno dopo: abbonamenti televisivi in calo
Nel frattempo, DAZN rivelava alcune pecche importanti: non si riusciva a capire quanti fossero gli abbonati effettivi paganti poiché, tra account condivisi, prove gratuite e trasmissione tramite decoder Sky, la piattaforma controllata da Perform più che una concorrente diretta del colosso di Comcast, sembrava svolgere un servizio complementare.
A ciò, come non bastasse, bisognava aggiungere una non perfetta qualità della trasmissione streaming – soggetta a continui problemi – e un palinsesto esiguo che ha portato a una bassa valutazione dell’offerta da parte degli utenti (per il 77% di essi da considerarsi medio-bassa secondo un sondaggio dell’Antitrust).
Inoltre, crollava l’audience di ascolti per il girone di andata: infatti, se nel Gennaio 2018 le 19 giornate erano state seguite da ben 133 milioni di spettatori, un anno dopo questi erano diminuiti del 31% – 91,5 milioni di spettatori.
Secondo un’indagine dell’Antitrust i circa 1.200.000 ex abbonati al pacchetto calcio di Mediaset avrebbero optato, in gran parte, nella scelta di non sottoscrivere alcun abbonamento:
COSA HANNO FATTO GLI EX ABBONATI MEDIASET?
Come detto, al 36% (circa 432.000 ex abbonati circa) che non ha optato per alcun contratto si aggiunge un buon 32% che ha scelto Sky (384.000 abbonati circa). Il doppio contratto Sky-DAZN si ferma al 17% (204.000 circa), mentre soltanto il 15% ha scelto esclusivamente la piattaforma di Perform (180.000 circa).
Da non sottovalutare l’aumento della pirateria: secondo Fa-pav (FEDERAZIONE ANTI-PIRATERIA) sarebbero saliti a 2 milioni gli allacci illegali per vedere la Serie A. È chiaro che in questo modo le Pay Tv perdono abbonati e guadagni, con Sky che non è riuscita a raggiungere l’obiettivo prefissato a inizio stagione: il raggiungimento dei 6 milioni di abbonamenti.
Perdono, più di tutti, i tifosi, costretti mediamente a spendere oltre 40 euro al mese contro i circa 29 delle passate stagioni.
Il possibile canale della Lega
In tutto questa situazione, Mediapro avviava un contenzioso legale con la Lega Calcio che non aveva restituito i 64 milioni di caparra versati dagli spagnoli nel Febbraio 2018.
Adesso, tuttavia, il maggiore organo calcistico italiano potrebbe trasformare questa diatriba in dialogo per un progetto ambizioso da sviluppare insieme al gruppo spagnolo: diventare editrice di sé stessa con la creazione di un nuovo canale a partire dal 2021.
Il ruolo di Mediapro sarebbe quello di fornire alla già esistente società Lega service mezzi, competenze e soprattutto capitale.
Sky andrebbe a fare della trasmissione delle partite un business minore e potrebbe fornire – insieme a DAZN e le compagnie telefoniche, con la compravendita dei pacchetti da Mediapro – i soldi necessari per fare crescere i primi ricavi fino a 1 miliardo e mezzo. Da non trascurare i costi dell’operazione, stimabili in circa 150 milioni di euro l’anno.
Il tifoso ne trarrebbe beneficio: potrebbe usufruire, infatti, di un canale visibile 7 giorni su 7, con circa 3.500 ore di contenuti a stagione e tutte le gare da vedere nel week-end. Il prezzo oscillerebbe sui 30 euro mensili per gli abbonamenti televisivi, evitando il doppio contratto.
Per ora è solo un’ipotesi che ha già visto contrari diversi club. La Lega, però, avrebbe intenzione di presentare un bando aperto a tutti.
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