La Flat tax è stata la principale promessa elettorale del centrodestra unito nella campagna elettorale per le elezioni generali del 4 marzo 2018. Per la Lega, è una proposta inamovibile e che va realizzata quanto prima, in quanto necessaria per rilanciare l’economia e i consumi. Una proposta che, però, potrebbe andare contro i criteri di progressività. Addirittura, secondo uno studio della CGIL, non solo gli effetti benefici della flat tax si manifesterebbero per i redditi più alti: quelli più bassi – fino ai 18.000 euro – registrerebbero un aumento della pressione fiscale.
La nota della CGIL sugli effetti della flat tax
Vi proponiamo, di seguito, alcuni stralci della nota della CGIL sullo studio degli effetti della flat tax.
“Un lavoratore con reddito annuo lordo di 18.000 euro, e gli 80 euro, paga oggi circa 1.870 euro di Irpef. Con la nuova aliquota, cui aggiungiamo una deduzione di 4.000 euro come annunciato circa un anno fa, andrebbe a pagare 2.100 euro. Gli converrebbe rimanere nel vecchio sistema. Un lavoratore con reddito pari a 110.000 euro paga attualmente 40.470 euro di Irpef. Con la riforma ne pagherebbe 21.500, con un risparmio di 18.970 euro. Come prevedibile, dunque, diminuendo la progressività del sistema sono maggiori i vantaggi per i redditi più alti.
Questo anche perché diminuire la prima aliquota al 15% per i redditi fino a 50.000 o 60.000 euro non significa abbassare le imposte solo a chi guadagna fino a quella cifra. Significa abbassare le imposte sui primi 50 o 60 mila euro anche per chi guadagna di più. Agire sulle aliquote accentua la direzione regressiva di questa proposta.”
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Le conclusioni principali della CGIL sulla
La manovra – così come studiata -, potrebbe favorire leggermente i redditi alti e medio-alti, con conseguenze addirittura negative per i redditi bassi. Queste sono le conclusioni della CGIL sulla flat tax;
“Dai primi calcoli effettuati emerge inoltre una tendenza secondo la quale per una buona parte dei contribuenti a reddito basso potrebbe essere conveniente restare nel vecchio sistema. Questo dato, se confermato, avrebbe la conseguenza di falsare i calcoli sui costi dell’operazione, facendoli lievitare e, cosa ancor più grave, certificherebbe che si starebbero mobilitando risorse rilevanti (in questo fragile quadro di finanza pubblica) ad esclusivo vantaggio dei più abbienti, salvo una quota, minore e comunque regressiva, a beneficio dei redditi medi (26.000/50.000)”
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