È certamente una buona notizia, soprattutto perché va in controtendenza rispetto alle ultime nuove sull’andamento dell’economia e di conseguenza anche dell’occupazione negli ultimi mesi.
Nonostante la crescita zero, il rallentamento dell’aumento dei posti di lavoro, lo spread sopra i 250, il debito.
I sondaggi politici di SWG, pubblicati assieme a quelli elettorali, segnalano che la percentuale di coloro che temono di perdere il lavoro, il proprio o di qualcuno del nucleo familiare, è la minima dal 2013. Solo del 54%.
Nel 2013 era del 63%, si era scesi al 62% nel 2014 e saliti al 64% nel 2015, dopodiché probabilmente si erano fatti sentire gli effetti della ripresa, visto che si era arrivati al 60% nel 2016 e al 58& nel 2017 e 2018.
Ma il calo del 4% al 54% nel 2019 era forse poco prevedibile visti gli indici macroeconomici.
Probabilmente conta il fatto che il periodo dei licenziamenti, nel 2012-13, è sempre più lontano.
Vi sono però ampie differenze tra le risposte di chi è un lavoratore dipendente e chi è autonomo. Nel primo caso i timori sono maggiori, si arriva al 57%, in aumento, mentre solo il 46% delle partite IVA crede di perdere il lavoro, ed è un dato in calo.
Sondaggi politici SWG, il precariato rimane un enorme danno
Rimane però un incubo per gli italiani, il precariato. Dopo la fine delle decontribuzioni la grandissima parte delle nuove assunzioni sono consistite in posti a tempo determinato, come sappiamo, ed è accaduto che chi prima avesse un contratto a tempo indeterminato ritrovasse un impiego solo a termine.
Per cui non è in questo caso molto strano vedere il tenore delle risposte alla domanda di SWG sui danni del precariato. Per il 41% sono stati molti, per il 40% sono stati abbastanza, solo per il 13% sono stati pochi o nulli.
In particolare per il 48% vi è una perdita di identità e dignità delle persone, per il 45% una riduzione delle possibilità per il futuro, per il 44% un’esistenza più dolorosa e incerta.
Questi sondaggi politici hanno coinvolto 1000 soggetti con metodo CATI-CAMI-CAWI