NBA Finals 2019: i Toronto Raptors trionfano sui Warriors e fanno la storia
NBA Finals 2019: i Toronto Raptors trionfano sui Warriors. Un’impresa impossibile sulla carta al di là dell’immaginario collettivo. Una mission…
Un’impresa impossibile sulla carta al di là dell’immaginario collettivo. Una mission impossible a detta di tutti fin dai suoi albori, fin dalla vigilia di queste Finals. Eppure talvolta i sogni all’apparenza più impossibili sanno divenire una straordinaria realtà. E così è stato.
I Toronto Raptors riescono nell’impresa di battere i due volte Campioni NBA, i Golden State Warriors, in una serie appassionante e avvincente che si è conclusa sul 4-2. Nel teatro della Oracle Arena in quel di Oakland i ragazzi di coach Nick Nurse trionfano col risultato di 110-114 e portano a casa l’anello, strappandolo proprio a coloro che avevano fatto della “squadra da battere” l’appellativo più idoneo. Il team dell’Ontario è la prima squadra canadese a riuscire nell’impresa. Chapeau.
LEGGI ANCHE: Quanto guadagna il vincitore del Roland Garros 2019: il montepremi finale
Toronto Raptors, contro tutto e tutti
La vittoria dei Toronto Raptors rappresenta un risultato unico nel suo genere sotto svariati punti di vista. In primis considerando l’inizio di questa stagione, quando la scommessa della scorsa estate di Masai Ujiri aveva destato non pochi dubbi. Cedere infatti Demar DeRozan, il miglior realizzatore della storia della franchigia e stella indiscussa dei Raptors, per un giocatore, Kawhi Leonard, tanto forte quanto promettente, ma al tempo stesso un investimento rischioso essendo rimasto ai box a lungo nella stagione precedente.
Ma in questo caso la scommessa ha dato i suoi frutti, con Toronto che ha trovato in lui un vero leader e un giocatore straordinario, figlio del talento e della tecnica allo stato puro. Non a caso è stato eletto MVP della season (media di 30.5 punti, 9.1 rimbalzi e 3.9 assist solo nei Playoff). Senza dubbio il miglior giocatore dell’NBA del momento.
Contro tutto e tutti. Contro un pronostico che dava per potenziali vincitrici ben altre squadre, GS su tutte. Contro una lega che fin dalla sua nascita nel 1995 ha spesso e volentieri preferito dare la scena a squadre statunitensi rispetto all'”intruso” canadese oggi campione. Contro la forza e il talento di una squadra unica come gli Warriors che non hanno centrato il terzo titolo consecutivo soprattutto per la questione infortuni. Dal calvario che ha colpito Kevin Durant (statistiche mostruose per lui in questa post season con 32.3 punti, 4.9 rimbalzi e 4.5 assist in 12 incontri) mettendolo KO in Gara 5 al decisivo forfait di Klay Thompson in Gara 6, decisivo ai fini del risultato. Va effettivamente riconosciuto il fattore infortuni come una chiave di volta decisiva nell’assegnazione del titolo.
Il futuro di GS appare ad oggi in bilico, tanto per via delle scadenze contrattuali (Kevin Durant con una player option sull’ultimo anno del suo contratto, Klay Thompson in scadenza) quanto per il fattore infortuni sopra citato. Eppure gli Warriors rimangono ancora oggi la squadra sulla carta più forte, potendo contare nel proprio roster stelle come Steph Curry, Klay Thompson, Draymond Green, Andre Iguodala e Kevin Durant. Non c’è dubbio che gli ex Campioni riproveranno l’assalto al titolo fin dalla prossima stagione.
Un titolo unico nel suo genere
Quello vinto dai Raptors è senza ombra di dubbio un anello unico nel suo genere. Un risultato figlio del cuore e della determinazione di più parti in simbiosi perfetta, che hanno dato vita al miracolo.
È in primis il titolo di un organico che ha fatto del gioco di squadra e dell’interscambio di momenti positivi la propria forza. Quando qualcuno esitava subito l’azione corale metteva una pezza su lacune che avrebbero potuto compromettere il titolo. Dalle certezze Kawhi Leonard e Kyle Lowry (per lui una media di 14.2 punti, 4.8 rimbalzi e 8.7 assist) alle sorprese, su tutti, di Pascal Siakam (media di 19 punti, 7.1 rimbalzi e 2.8 assist in questi Playoff) MVP di Gara 6 e giocatore che ha mostrato la crescita più esponenziale fra le fila dei Raptors) e Fred VanVleet (il suo cuore nella marcatura stretta su Steph Curry ha davvero dell’eroico).
Elementi che hanno trovato nei Toronto Raptors la dimensione ideale per il definitivo salto di qualità. Quindi per le ottime prestazioni di Marc Gasol, Serge Ibaka (la loro fisicità sul fattore rimbalzo ha fatto la differenza) Danni Green e Norman Powell. Non c’è dubbio: la forza di questa squadra è stata nel teamwork e nella sinergia pressoché perfetta fra le parti.
È un titolo poi anche un po’ italiano, con la firma di Sergio Scariolo che ha brillato nello staff tecnico di Nick Nurse, passato dal titolo inglese a quello più importante del basket. Dopo Marco Belinelli nel 2014 è il secondo italiano di sempre a vincere l’anello.
“Nel vincere c’è qualcosa di uguale alle volte precedenti ma c’è anche molto di diverso. Questa è stata una bellissima avventura, perché all’inizio dell’anno nessuno ci pronosticava neppure vicini a questo traguardo; pian piano invece abbiamo acquisito fiducia, superato tanti ostacoli e tante grandi squadre (compresi questi Golden State Warriors davvero fortissimi) e alla fine questa vittoria ce la siamo meritata, direi di squadra, facendo recitare da protagonisti giocatori che magari i non esperti di NBA in Europa neppure conoscono. Insomma, è stato un successo bello, davvero bello”.
È quindi il titolo di un’intera nazione, storicamente legata all’hockey, rinata sportivamente grazie al trionfo dei Raptors. Il fattore Jurassic Park ha fatto appassionare in ogni dove a questa squadra, a cominciare dal Canada stesso: almeno un canadese su due, 38 milioni di abitanti, ha visto almeno un pezzo di queste Finals. Una squadra capace di radunare centinaia di migliaia di persone fra le strade di una Toronto impazzita per i propri eroi.
SEGUI IL TERMOMETRO SPORTIVO ANCHE SU FACEBOOK, TWITTER E TELEGRAM
SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER
PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM