Nonostante sia stata scongiurata la crisi di governo, l’ipotesi del rimpasto rimane sempre presente. Vediamo chi sono i maggiori indiziati per il rimpasto e le dichiarazioni più recenti dei due vice-premier.
L’ipotesi di un rimpasto di governo è al vaglio. “Rischiano” anche Conte e Tria?
Due degli uomini di spicco di questo esecutivo, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, sono stati messi più volte in discussione. Il primo ministro, in particolare, sembra aver tracciato una linea invalicabile riguardante la procedura d’infrazione avviata da Bruxelles. Se non si arrivasse a un accordo, un compromesso, Conte potrebbe rimettere il mandato nelle mani del presidente Sergio Mattarella. Anche per Giovanni Tria parliamo di una situazione simile. Sarà difficile risolvere il rebus della legge di bilancio accontentando i 5 Stelle, la Lega e la Commissione Europea. Proprio Conte e Tria avranno l’arduo compito di negoziare con Bruxelles e, pertanto, sono maggiormente esposti alle critiche e al fuoco incrociato dei due vice-premier.
Danilo Toninelli, indiziato numero uno per il rimpasto di governo. Salvini attacca e Di Maio replica
Chi sembra rischiare più di tutti, al giorno d’oggi, è Danilo Toninelli. Il ministro per le Infrastrutture è tra i pentastellati più critici con Salvini. Il leader del carroccio ha affermato che “Se un ministro non avesse tolto le deleghe, oggi avrebbe due sottosegretari”, in chiaro riferimento alla vicenda Rixi e Siri. Il primo, Edoardo Rixi, è stato condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione, oltre ad una interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’accusa di peculato. Il secondo, Armando Siri, è attualmente indagato per corruzione e la sua nomina da sottosegretario alle infrastrutture è stata revocata dallo stesso primo ministro.
Di Maio: “se vogliono qualcosa lo chiedano, altrimenti chiudiamo questa storia”
Le dichiarazioni di Salvini trovano eco nella risposta a distanza di Luigi Di Maio che assicura di preferire di “parlare dei problemi degli italiani, non di poltrone. La gente non ne può più e se vogliono qualcosa lo chiedano, altrimenti chiudiamo questa storia e tutti felici e contenti“. Una risposta che lascia aperto uno spiraglio per il rimpasto ma che mostra una certa insoddisfazione verso il leader del partner di governo.
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