Con il ritorno dell’estate, come ormai succede da vari anni a questa parte, torna prepotentemente in agenda la questione migratoria. Il protagonismo, ancora una volta, è del Ministro dell’Interno.
Poco più di un anno fa, Matteo Salvini poneva in atto il suo primo vero provvedimento da Ministro dell’Interno, impedendo l’approdo in porto italiano della nave di soccorso Aquarius. Nel corso dell’ultimo anno, è stato approvato il decreto sicurezza e, da pochi giorni, è entrata in vigore la versione “2.0”. Il blocco della Sea Watch è uno dei primi effetti tangibili della versione rafforzata del decreto sicurezza. Salvini ha di fatti firmato un provvedimento che impedisce l’ ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane. Il documento è stato controfirmato anche da Danilo Toninelli (Infrastrutture) ed Elisabetta Trenta (Difesa).
Dei 52 migranti a bordo, ne sono stati fatti sbarcare 10 per urgenza medica.
Le dichiarazioni dei protagonisti sul divieto di ingresso per la Sea Watch 3
La tensione è andata crescendo con il passare delle ore. la Sea Watch 3 non ha voluto riportare i 52 migranti a bordo in Libia in quanto, come cita in una nota stampa, “è internazionalmente non riconosciuta come un porto sicuro e lo dice la stessa missione Onu in Libia, l’Unhcr, la commissione Europea, la nostra Farnesina, lo stesso nostro ministro dell’Interno in tv.”
Il decreto sicurezza bis permette la confisca della nave
Salvini non ci sta, assicurando che la ONG si sia messa a “girovagare per il Mediterraneo costringendo donne, uomini e bambini a inutili sofferenze. Successivamente ha contattato ancora l’Italia, ma per le navi pirata i nostri porti restano chiusi.” Il Ministro dell’Interno utilizza quindi la linea dura con le ONG che operano nel Mediterraneo. Secondo il decreto sicurezza bis, in caso di violazioni reiterate della nuova normativa, è prevista la confisca della nave.
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