Quanto guadagnano le calciatrici di Serie A: stipendio e incassi
Con i Mondiali di Calcio femminile in corso gli utenti si stanno chiedendo quanto guadagnino le calciatrici di Serie A e a quanto ammontano i loro stipendi.
I mondiali di calcio femminile in corso in Francia stanno accendendo i riflettori su una questione abbastanza delicata: gli incassi delle calciatrici. Ad esempio, quanto guadagnano le calciatrici della nostra Serie A? E come funziona all’estero? C’è da dire che, ovviamente, il business del calcio femminile, seppur in crescita, non produce un giro economico paragonabile a quello maschile e quindi questo può influire sugli ingaggi delle giocatrici. Resta però il fatto che la FIFA sta cercando di cambiare le carte in tavola, puntando all’aumento degli ingaggi e a un riconoscimento più professionalizzante per le calciatrici. Il mondiale di calcio femminile di 4 anni fa ha innescato il cambiamento: oltre 750 milioni di spettatori davanti alla televisione e più di 1 milione negli stadi. Non male, considerando che anche i Mondiali 2019 stanno andando piuttosto bene. Ma i problemi rimangono e le soluzioni non sono immediate.
Calciatrici Serie A: stipendi, ingaggi e rimborsi spese
Lo stipendio di una calciatrice di Serie A è abbastanza basso, visto che può ammontare a massimo 30.658 euro lordi annui. A questo possono aggiungere compensi e rimborsi spese, ma anche qui c’è una soglia fissata a 61 euro al giorno (per 5 giorni) durante la stagione, che si abbassa a 45 euro al giorno durante il periodo di preparazione. La problematica è però alla base, visto che le giocatrici di calcio italiane, a differenza dei loro colleghi maschi, non sono considerate professioniste. Ciò significa che non vengono loro versati dei contributi e considerando che il calcio è per loro uno sport inquadrato nel dilettantismo, vien da sé che è l’intero meccanismo a essere difettoso. Le calciatrici dilettanti non possono firmare alcun contratto con le società in cui militano, bensì possono sancire degli accordi economici i cui importi non possono superare certi limiti e così le tempistiche contrattuali.
E in Serie B?
Questo avviene in Serie A, mentre in Serie B, spesso, le calciatrici giocano gratis o comunque non arrivano a superare i 500 euro al mese. Insomma, per chi vuole diventare professionista la strada è tutta in salita, perché ovviamente serve loro svolgere un’altra attività lavorativa che consenta di vivere, attività professionale che limiterebbe i loro allenamenti e le sedute di preparazione, condizionandone la carriera. Un cane che si morde la corda, insomma.
Serie A: le calciatrici italiane e il vincolo
Inoltre, come scrive Roberta Decarli su Ultimo Uomo, per le calciatrici dilettanti bisogna tenere a mente una parola chiave per capire la situazione del calcio femminile italiano negli ultimi anni: il vincolo. Questo sussiste dal primo tesseramento come giovane dilettante fino al compimento del 25° anno di età, l’obbligo è quello di tesseramento con la società che detiene il suo cartellino. Fino a soli 4 anni fa il vincolo era a vita, incidendo notevolmente sulla possibilità delle calciatrici di andare all’estero, a meno che le società straniere non pagassero un importante supplemento. A oggi il vincolo può essere sciolto se la calciatrice si ritrova improvvisamente senza squadra, oppure di comune d’accordo con la società stessa, e ciò può avvenire anche prima dei 25 anni.
Il caso francese
Anche altrove, ovvero fuori dai confini nazionali, la situazione non è abbastanza diversa. Prendiamo ad esempio il caso della Francia, dove troviamo le 3 giocatrici più pagate del mondo, tutte militanti nel Lione: Ada Hegerberg, Amandine Henry e Wendie Renard. I loro ingaggi partono da un minimo di 350.000 € a un massimo di 400.000 €. La media ingaggi del campionato nazionale è però leggermente superiore a 42 mila euro, il che la dice lunga sugli stipendi delle altre calciatrici che militano nel campionato francese.
Dopo i Mondiali 2019 sarà tutto finito?
In conclusione, il business del calcio femminile è in crescita: qualcosa si sta muovendo nei piani alti, con l’obiettivo di incentivare l’economia di questa parte del calcio. Il rischio è che, esaurita l’euforia dei Mondiali 2019, tutto ritorni nel silenzio e il gap tra calcio maschile e femminile denunciato recentemente dalla Hegerberg (che ha rifiutato di partecipare alla competizione in Francia) si dissolva nel nulla o proceda ancora una volta molto a rilento.
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